Operazione antimafia, sgominata una cosca della ‘Ndrangheta: finito arrestato il sindaco di Cosoleto Antonino Gioffré. Il senatore Morra: “Si sarebbe potuto intervenire tempo fa”.
“Il sindaco di Cosoleto, Comune del Reggino, Antonino Gioffré, eletto ininterrottamente nel 2008, nel 2013 e poi nel 2018, è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta ‘Propaggine’ condotta dalla Direzione investigativa antimafia”. A raccontarlo è il senatore Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia, che su Facebook ha commentato i risultati dell’operazione “Propaggine“. Scattate misure cautelari per 43 indagati – tra cui anche Gioffré.
Il primo cittadino è accusato di scambio elettorale politico-mafioso. “In sostanza – racconta Morra – avrebbe favorito l’assunzione di un altro soggetto indagato. Spiace sapere che nel caso del Comune di Cosoleto si sarebbe potuto intervenire tempo fa. Infatti, questo Comune già sciolto per infiltrazioni mafiose nel 1997, ha subito altri due accessi (utili a fare le indagini per capire se ci sono illeciti), di cui uno a inizio 2020, con l’attuale sindaco arrestato in carica. Allora si decise di non sciogliere il Comune, ma gli arresti odierni gettano tante ombre su quella decisione”, ha infine sottolineato il senatore.
Le operazioni sono state svolte in sinergia al lavoro della Dda di Roma. Un’indagine che ha raggiunto anche la Capitale, dunque, e “che ha accertato la presenza di una locale di ‘ndrangheta a Roma”. Per ciò che concerne il “filone calabrese”, sono in tutto 29 le persone finite in carcere, mentre per 5 sono stati disposti i domiciliari. Tra i reati contestati, oltre al caso del primo cittadino Gioffré, vi sono l’associazione mafiosa, il favoreggiamento commesso al fine di agevolare l’attività del sodalizio mafioso, e la detenzione e vendita di armi comuni da sparo ed armi da guerra aggravate. Al momento sarebbero ancora in corso le perquisizioni e sequestri, disposti dal gip di Reggio Calabria su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.
Gli esiti delle indagini avrebbero fornito agli inquirenti gravi indizi sull’esistenza e del modus operandi dell’associazione di ‘Ndrangheta, la cosca Alvaro-Penna, i cui sodali risulterebbero come detentori di “un radicato controllo del territorio e delle attività economiche, nonché infiltrate nella gestione di alcune amministrazioni locali”. Una cellula dell’associazione sarebbe arrivata a Roma, dove in particolare avrebbe acquisito la gestione o il controllo di svariate attività economiche (dal settore ittico, alla panificazione, della pasticceria, al ritiro delle pelli e degli olii esausti). Tramite il ricorso ad intestazioni fittizie, la cellula sarebbe riuscita a schermare la reale titolarità delle attività in suo possesso.
Sempre secondo quanto è emerso dalle indagini, la cosca Alvaro sarebbe riuscita a prendere il controllo anche del centro urbano di Cosoleto, paese aspromontano. Gravemente indiziati, dato che ricoprirebbero i ruoli verticistici delle organizzazioni calabresi, sono Alvaro Carmine detto “u cuvertuni”, Alvaro Francesco detto “ciccio testazza”, Alvaro Antonio detto “u massaru”, Alvaro Nicola detto “u beccausu” e Carzo Domenico detto “scarpacotta”.
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