Fu un’autentica strage quella che avvenne nell’ottobre del 2009 a Stradella, in provincia di Pavia. Ecco cosa è successo
Nel 2009, a Stradella, in provincia di Pavia, un giovane albanese assassinò la moglie, la cognata del fratello e la figlia. Anton Melyshi, 30 anni, albanese, era uscito con uno dei suoi figli. Intanto il fratello Alfred, 24enne, invitando a pranzo a casa di Anton, poi ritenuto incapace di intendere e volere, uccise a colpi di fendenti la nipote Claudia di 4 anni, la moglie del fratello, 24 anni, Rina Ndojhi e la sorella della donna, Ornela, 19 anni, che tra l’altro era pure la sua fidanzata.
L’uomo si procurò una ferita al polmone, forse cercando di suicidarsi. Al processo, Alfred fu assolto perché considerato totalmente incapace di intendere e volere, e quindi non fu condannato al risarcimento del danno causato al fratello. Anton, a quel punto, si rivolse al tribunale di Roma, tramite il legale Claudio Defilippi, chiedendo di condannare il Ministero della Giustizia a risarcire il danno con 250mila euro per ogni delitto, secondo una direttiva europea del 2004 che prevede che lo Stato ristori il danneggiato (poiché lo Stato ha la responsabilità della sicurezza della gente), nel caso in cui il condannato non possa economicamente risarcire.
Ora, dopo 13 anni, il Comitato di solidarietà per vittime reati intenzionali del Ministero dell’Interno ha risarcito Anton Melyshi con 100mila euro, per l’omicidio della moglie e della figlia. Ma non finisce qui, perché l’uomo, assistito dal legale Claudio Defilippi continuerà nella battaglia giudiziaria per avere un risarcimento «più congruo», anche in merito all’assassinio della cognata.