Non ci sono soltanto ristoranti, alberghi, locali e negozi a lamentarsi per la mancanza di personale. Lo stesso problema lo hanno anche i club a luci rosse.
A lanciare l’appello è un nostro connazionale, titolare all’estero di un club del sesso, disertato dai possibili dipendenti malgrado le ottime retribuzioni.
Tempi duri che chi cerca personale. Alberghi, ristoranti, locali e perfino i minimarket faticano a trovare dipendenti. Ma non sono gli unici ad avere difficoltà. A lamentare la stessa carenza ci sono pure i club del sesso. Succede in Austria. Più esattamente a Villach, in Carinzia, nel più meridionale dei nove Länder austriaci, ai confini con Italia e Slovenia. È qui che l’italiano Cristiano Fabris, nativo di San Donà di Piave, gestisce il club ‘Andiamo’. È alla disperata ricerca di baristi, cuochi, receptionist. La ragione? Mogli e fidanzate non vogliono, dice. E così le luci rosse si attivano, ma stavolta per la mancanza di personale.
Lo riferisce ‘Il Gazzettino’ di oggi. Fabris dal 2018 è in Austria, dove la prostituzione è legale. Lui si è sempre impegnato al massimo. Ma il problema adesso è un altro: scarseggiano i dipendenti. «Dopo le chiusure dovute all’emergenza sanitaria e una ristrutturazione complessiva dell’ambiente – dice Fabris – siamo pronti a riaprire l’Andiamo il 28 maggio. Siamo alla ricerca di 15 persone tra addetti alla reception, baristi e cuochi. I dipendenti assunti per l’apertura sono già 15, ma ci servirebbero dalle 5 alle 7 in più persone per avviare bene la stagione, gli altri verrebbero assunti prima di luglio».
Stipendi fino a 3 mila euro, eppure non si trova personale
Stipendio e trattamento, fa sapere, sarebbero del tutto in linea con la legge austriaca «Siamo in regola con tutto», spiega Fabris. Compenso adeguato alle competenze, 14 mensilità a partire da 1.500 euro al mese netti. Un receptionist prende dai 1.500 ai 1.700 euro per fornire informazioni al telefono ai clienti, accoglierli, spiegar loro come funzioni l’ingresso giornaliero. Poi c’è da consegnare accappatoio, ciabatte, asciugamano, braccialetto. Infine bisogna incassare il costo delle consumazioni extra. Le lingue da conoscere sono l’italiano, l’inglese e il tedesco.
Per un barista invece, fa sapere Fabris, si parla di uno stipendio tra i 1.500 ai 1.600 euro, sulla base dell’esperienza pregressa. In più c’è anche un premio-produzione calcolato sulle consumazioni e le competenze professionali. Con questi extra un barista può anche arrivare a guadagnare 2.200 o 2.300 in maniera abbastanza costante. Infine c’è un’altra figura fondamentale: quella del cuoco, che guadagna mediamente 2.000-2.400 euro, il capo-cucina arriva anche a 3.000. Naturalmente i giorni più intensi sono quelli del fine settimana: venerdì, sabato e domenica. Contratti da 40-42 ore settimanali, con due giorni liberi alla settimana e un mese di ferie. «Per un dipendente è un mezzo paradiso», chiosa Fabris.
Mogli e fidanzate non vogliono
Ma il problema non sta tanto nello stipendio e nelle condizioni di lavoro. A fare difficoltà è proprio il luogo di lavoro: mogli e fidanzate non gradiscono, per ragioni facili da immaginare, che il proprio uomo ogni giorno lavori in compagnia di ragazze sexy.
Non c’è solo questo, naturalmente. Fabris spiega che con la pandemia la gran parte dei cuochi o chi lavorava in cucina ha cambiato occupazione. Poi ci sono i giovani con scarsa voglia di lavorare e chi non vuole trasferirsi. «Ma ancora c’è chi ha famiglia, per cui la moglie non è d’accordo che si impegni in questo settore», spiega. Fabris aggiunge che «le donne, inoltre, non accettano di buon grado di lavorare in questo ambiente». Per cui, conclude, se «anche nei locali “normali” si fa fatica a trovare dipendenti, figurarsi in un posto come questo, dove sembra che ci sia il demonio mentre offriamo un lavoro più che dignitoso».