Morto a 50 anni Walter De Benedetto, malato simbolo battaglia a favore della legalizzazione della cannabis a scopo terapeutico. Da anni combatteva contro una grave forma di artrite.
La sua storia e la sua malattia erano diventati simbolo della sua battaglia a favore della cannabis terapeutica. Nella notte di ieri, però, Walter De Benedetto è morto a 50 anni. Affetto da artrite reumatoide, l’attivista coltivava marijuana per curarsi, cercando sollievo nella sua condizione. L’uomo finito a processo per detenzione di droga, ma era stato assolto. “Con il suo coraggio è riuscito a portare il tema della cannabis terapeutica all’attenzione dell’opinione pubblica”, ha scritto la coordinatrice della campagna Meglio Legale, Antonella Sodo.
“Andiamo avanti, anche in sua memoria. Grazie Walter”
Walter De Benedetto viveva a Olmo, nel comune di Arezzo, ed era diventato uno dei malati simbolo della lotta alla liberalizzazione della cannabis ad uso terapeutico. Da anni il 50enne soffriva di una grave forma di artrite reumatoide, malattia che gli provocava tanti e forti dolori in tutto il corpo. Per questo, allora, Walter aveva iniziato a coltivare in casa sua la marijuana. Il Sistema sanitario, infatti, non riusciva ad assicurargli la quantità necessaria della sostanza a sollievo della sua condizione.
Eppure, nonostante fosse in possesso di regolare prescrizione medica, Walter aveva persino rischiato di finire in carcere. Sei anni, infatti, è la pena per coltivazione di sostanza stupefacente in concorso. Al processo dell’aprile 2021, però, venne assolto dal gup di Arezzo perché il fatto non sussiste. “Non ho più tempo per aspettare i tempi di una giustizia che ha sbagliato il suo obiettivo. Il dolore non aspetta. Mi assumo la mia responsabilità, mi sento al posto con la mia coscienza”, aveva raccontato l’uomo dopo l’udienza preliminare del processo.
Più volte il 50enne si era rivolto alla politica, per far mettere sul tavolo delle approvazioni di legge in merito. Ma le sue richieste, così come quelle delle tante altre voci unite al suo, sono sempre rimaste inascoltate. “Ci sentiamo scoraggiati perché sembra che il nostro Stato preferisca lasciare 6 milioni di consumatori nelle mani della criminalità organizzata anziché permettergli di coltivarsi in casa le proprie piantine”, aveva raccontato l’uomo.
Su di lui, l’attivista e politico Marco Cappato ha speso invece queste parole d’addio: “Ha scelto di battersi come un leone contro l’idiozia e la violenza di uno stato che l’ha portato alla sbarra perché si doveva curare con la cannabis. Ha vinto la sua battaglia processuale, non abbiamo fatto in tempo a vincere con lui in Parlamento o col referendum la battaglia politica per la legge. Andiamo avanti, anche in sua memoria. Grazie Walter“.