“Boia chi molla”, per il sindaco di Rieti non è un reato: lo slogan al comizio, è bufera

“Boia chi molla”, per il sindaco di Rieti non è un reato: lo slogan al comizio, è bufera. Cicchetti si difende: “Detto perché invitava a non desistere in campagna elettorale”.

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“Boia chi molla”, il motto pronunciato al comizio dal sindaco di Rieti, Cicchetti (fotogramma tratto dal video) – meteoweek.com

Bufera sulle parole usate nel comizio da parte del sindaco di Rieti, Antonio Cicchetti. Primo cittadino uscente di Forza Italia, in occasione del lancio del candidato di Fratelli di Italia, Daniele Sinibaldi, ha usato un slogan a sostegno del collega che ha scosso buona parte della scena politica – e non i presenti, a quanto pare. “Dobbiamo andare avanti al grido di battaglia, che è sempre il solito: boia chi molla!“, ha infatti esordito Cicchetti. Le sue parole sono state riprese in un video amatoriale, e sono state accolte dal pubblico da grandi applausi. Contro quell’espressione, però, si sono scagliati Pd e M5s.

Pd e M5s: “Inaccettabile e vergognoso, episodio gravissimo”

A scendere sul campo è stato anche Enrico Letta, che in riferimento al comizio del sindaco di Rieti, ha pubblicato su Twitter: “Un passato che non passa. Inaccettabile e vergognoso. Ancora più convintamente nei prossimi giorni sarò a Rieti al fianco di Simone Petrangeli. Per voltare pagina”. Al contempo, il primo cittadino Antonio Cicchetti si è difeso a spada tratta.

Secondo lui, infatti, l’espressione “Boia chi molla” sarebbe “un motto, radicato nella storia d’Italia” e “non un indizio di reato”. Per questa ragione, “pronunciarlo in un intervento nel quale si esorta a non desistere un attimo dal fare campagna elettorale rappresenta la conclusione sintetica di un discorso, e non è un invito alla sollevazione popolare o alla discriminazione di chicchessia”, ha spiegato Cicchetti. Lo stesso che ha poi incalzato: “La stupidità umana e la malevolenza interessata, associate alla carenza di argomenti politico-amministrativi di contrasto, hanno creato un inesistente e deplorevole ‘caso’ destinato a determinare un clima da caccia alle streghe”.

Mentre c’è chi nel suo partito (Forza Italia) c’è chi avrebbe avanzato la sua espulsione (come Elio Vito) sua difesa prende la palla l’azzurro Maurizio Gasparri: “È stato eletto tre volte dai reatini e pur potendo vincere per sua scelta passa la mano ad altri. Il suo tasso di democrazia è testato. Non merita aggressioni“, ha infatti spiegato il politico. Laura Boldrini parla invece di “vergogna“, con il pentastellato Mario Perantoni che descrive l’accaduto come un “gravissimo episodio“. E sempre dal Pd c’è chi si indigna, poi, per la mancata “presa di distanza da parte di esponenti nazionali delle forze della destra, di Fratelli d’Italia”.

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