Il premier ungherese si smarca dai partner europei e dichiara apertamente che l’embargo al petrolio russo è inaccettabile.
E ribadisce che quella tra Russia e Ungheria non è la guerra di Budapest, che non manderà armi.
“La proposta di sanzioni Ue al petrolio russo nella sua forma attuale è inaccettabile“ e “ne aspettiamo una nuova”. A dirlo è il primo ministro ungherese, Viktor Orban, che assicura di volere “cooperazione e non conflitti con l’Ue”. Ma ha ribadito che l’Ungheria “non invierà armi all’Ucraina”. Questo perché, spiega Orban, “è una guerra tra la Russia e l’Ucraina, non è la nostra guerra”. Il premier ungherese invita poi l’Europa “a cambiare il sistema dell’energia entro 5 anni”. Poi afferma che “le sanzioni Ue fanno più danni all’Europa che alla Russia”.
Onu: in corso i preparativi per terza operazione evacuazione civili all’Azovstal
L’Onu annuncia l’invio di un nuovo convoglio per evacuare i civili dall’acciaieria Azovstal. A Mariupol, stando al segretario generale dell’Onu Guterres, sono in corso i preparativi per la terza operazione di salvataggio.
Ma Kiev accusa la Russia di non rispettare la tregua di tre giorni per favorire l’evacuazione. A Mariupol proseguono i bombardamenti sull’acciaieria Azovstal algrado l’evacuazione di civili in corso. La denuncia arriva dal presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. “Ci sono ancora donne e molti bambini”, ha detto il capo di stato. “Immaginate l’inferno: più di due mesi di continui bombardamenti e morte costante nelle vicinanze”, ha denunciato Zelensky. Non si sa bene quanti civili si trovino ancora nello stabilimento.
Le notizie sull’acciaieria di Mariupol sono contraddittorie. Il presidente russo Putin ha fatto sapere che “rimane pronto” a garantire un’evacuazione “sicura” dei civili. Allo stesso tempo però ha sollecitato Kiev: ordini ai soldati che presidiano la fabbrica di “deporre le armi”. Mentre il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato che i corridoi umanitari “stanno funzionando” e i soldati russi stanno rispettando la tregua. Un alto consigliere della presidenza ucraina, Olexiy Arestovich, sostiene che le forze russe sono entrate nel complesso, ma sono state respinte.
Peskov ha aggiunto che il sostegno occidentale a Kiev “non permette una rapida conclusione dell’operazione militare” iniziata il 24 febbraio dal Cremlino. Ad ogni modo, ha spiegato, il supporto occidentale “non ha la capacità di impedire” al Cremlino di raggiungere i suoi obiettivi in Ucraina.
Mosca, colpito centro di comando ucraino a Kramatorsk
L’armata russa prosegue le sue operazioni, soprattutto nella parte orientale del paese. Il governatore della regione di Donetsk ha reso noto che 25 civili sono rimasti feriti a causa di un bombardamento in un quartiere residenziale di Kramatorsk. Le forze russe hanno ha detto di aver bombardato un centro di comando ucraino e due depositi militari presso il campo di aviazione di Kramatorsk. Sul confine settentrionale dell’Ucraina, la Bielorussia, alleata dei russi, mercoledì ha avviato delle manovre militari per saggiare le capacità di reazione delle sue forze armate.
Presidente della Duma, unità europea sta crollando
“L’unità europea sta crollando. Il Parlamento europeo ha chiesto una profonda riforma dell’Unione, si propone di abbandonare il diritto di veto dei membri dell’Ue, l’opinione dei singoli Stati, e quindi dei loro cittadini, non sarà più presa in considerazione”. Sono parole pronunciate dal presidente della Duma, Vyacheslav Volodin.
Secondo Volodin sulle sanzioni antirusse non c’è unità tra i paesi dell’Unione. Per cui si vogliono introdurre “forme decisionali” che porteranno “milioni di persone in Europa” a essere “private del diritto di voto”. “I loro Stati perderanno la loro sovranità”, prosegue il presidente della Duma. Che si chiede: “Chi sarà responsabile nei confronti dei cittadini di un determinato Paese in caso di aumento dei prezzi, disoccupazione, problemi economici a seguito di decisioni prese senza tener conto delle loro opinioni?”. Infine, conclude, gli stati che vorranno conservare la loro sovranità e tutelare gli interessi dei loro cittadini hanno solo una scelta davanti: “Lasciare l’Unione Europea”.