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Cronaca

Omicidio Alice Scagni, la rabbia della madre: “Ho perso due figli per incuria delle autorità”

Omicidio Alice Scagni, la rabbia della madre: “Ho perso due figli per incuria delle autorità”. La famiglia aveva più volte segnalato la pericolosità dell’uomo alle autorità, ma nessuno è mai intervenuto. 

Omicidio Alice Scagni, la rabbia della madre “Ho perso due figli per incuria delle autorità” – meteoweek 20220504

Alice Scagni, madre di un figlio di due anni, è stata uccisa barbamene a 34 anni, sotto casa sua. A strapparle la vita una ventina di coltellate, inferte con violenza dalla persona di cui avrebbe dovuto fidarsi: suo fratello. L’uomo l’ha raggiunta mentre stava portando il cane a spasso, a pochi metri di distanza dal portone del suo palazzo, in via Fabrizi.

Dopo aver aggredito sua sorella, Alberto Scagni è scappato. Le urla, le grida, prima della vittima poi dei vicini di casa, che sono accorsi in suo aiuto. Ormai però era troppo tardi, sia per salvare la vita di Alice, che per rincorrere e bloccare Alberto. Immediata la chiamata ai soccorsi, con il marito che ha assistito impotente alla morte della moglie. Una volta giunti sul posto, infatti, i sanitari del 118 non hanno potuto fare altro che constatare il decesso della donna.

La polizia, che si è messa subito alla ricerca del responsabile, è riuscita a rintracciare il fratello della 34enne poco lontano dal luogo del delitto. Identificato e fermato, Alberto è stato ritrovato con ancora i vestiti sporchi di sangue addosso. Ora si trova in carcere, in un reparto protetto della struttura penitenziaria di Marassi, e deve rispondere dell’accusa di omicidio volontario premeditato aggravato. L’uomo avrebbe raccontato agli inquirenti che si sentiva trascurato, non riceveva abbastanza attenzioni (probabilmente di natura economica) dai suoi famigliari. Ma i segnali del suo squilibrio mentali erano noti da tempo, e la famiglia aveva segnalato la situazione anche alle autorità.

“Ho perso due figli per incuria delle autorità”

A parlare è Antonella Zarri, la madre della 34enne uccisa a coltellate dal fratello nel Genovese nella serata di domenica. La donna ha spiegato di come fossero diventati difficili i rapporti con Alberto, a causa soprattutto del suo stato di salute mentale. Una situazione, questa, che però era stata già segnalata alle autorità – mai intervenute. “Ho perso due figli. Le loro vite sono state buttate via per l’incuria e l’incapacità delle autorità e del servizio di salute mentale”, ha accusato la donna.

L’ultimo episodio di violenza perpetrato da Alberto, classe 1980 e disoccupato, ha portato alla morte della sorella Alice (pare che la 34enne avesse negato al fratello l’ennesima somma di denaro). Ma, spiega la signora Zarri, “negli ultimi quattro giorni c’è stata un’escalation che ci ha fatto molto preoccupare”. “Abbiamo chiamato il 112 cinque volte – ha raccontato la donna – pregando per un’intervento, ma nessuno ha fatto nulla. Nella giornata di domenica, a ora di pranzo, mio figlio ci ha fatto due chiamate per minacciarci. Abbiamo richiamato le forze dell’ordine chiedendo aiuto, ma ci hanno detto di fare denuncia lunedì e che nessuna volante poteva intervenire”.

Una tragedia annunciata, dunque. Ma nessuno ha mosso un dito per intervenire. “Domenica mattina non c’erano volanti da mandare, però domenica notte, per non farmi vedere il corpo di mia figlia, c’erano 30 agenti”, ha incalzato la madre. Secondo quanto viene riportato, Alberto aveva lasciato anche alcuni indizi del suo precario stato di salute mentale anche sui social network – dove, in balìa di una mania persecutoria, raccontava di essere spiato e pubblicava contenuti preoccupanti.

“Alberto aveva bisogno di aiuto psichiatrico, di un aiuto che noi non riuscivamo più a dare”, ha sottolineato la madre dei due fratelli. E ha poi aggiunto: “Ci eravamo affidati alle istituzioni. Quando abbiamo provato a rivolgerci all’igiene mentale, ci hanno dato appuntamento per il mese dopo. Avrebbe avuto la visita il 2 maggio”. Dalla struttura, però, tutto procedeva lentamente, nonostante le continue e insistenti richieste da parte della famiglia – “come se una persona andasse al pronto soccorso per un infarto, e le dicessero però di aspettare”. Prima di uccidere sua sorella, l’uomo aveva già tentato di dare fuoco alla porta di casa della nonna. Ma anche allora, nessuno era intervenuto.

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