Braccianti-schiavi nei campi per 16 ore di fila a 2,5 euro l’ora: blitz Fiamme Gialle

La Guardia di Finanza sta investigando su tre aziende toscane, sulla Costa degli Etruschi

Un’inchiesta della Guardia di Finanza ha portato alla luce un giro di centinaia di braccianti schiavizzati nei campi con una retribuzione di 2,5 euro all’ora per 16 ore di fila.

braccianti-meteoweek.com

Sotto la lente delle Fiamme Gialle sono finite tre aziende agricole della Costa degli Etruschi, tra Livorno e Grosseto, che avrebbero messo a lavorare persone italiane e straniere, irregolarmente, con ferie concesse di rado e non retribuite, con minacce di licenziare.

Gli imprenditori hanno già confessato diverse irregolarità e tirato fuori 5,8 milioni di euro di multe in merito alle posizioni di più di 800 braccianti. L’accusa è di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro per cui i tre responsabili delle imprese sono stati denunciati.

Oltretutto, i tre avrebbero obbligato parecchi lavoratori, soprattutto stranieri, ad abitare in affitto in un casolare abusivo negli stessi terreni delle imprese agricole, in condizioni igienico sanitarie molto scarse, senza riscaldamento né allaccio a rete idrica e acqua potabile, con il prezzo dell’affitto deciso in modo unilaterale dagli impresari e tolto dalla paga mensile, peraltro già esigua.

Quando hanno ricevuto gli avvisi di garanzia, i tre hanno subito pagato le multe, versando 5,8 milioni di euro. Le sanzioni sono giunte conseguentemente alle violazioni in materia lavorativa legate a 854 lavoratori, e con l’applicazione di 571 mega multe per lavoratori totalmente in nero e 283 per infedeli registrazioni sul Libro Unico del Lavoro.

Scoperti anche redditi non dichiarati per 2 milioni di euro e omessi versamenti Iva e altre tasse per 600mila euro. I finanzieri hanno anche scoperto l’ammontare degli affitti “in nero” per cui si è sommata un’ulteriore multa per oltre 150mila euro.

I controlli hanno interessato anche i contributi ottenuti dai tre indagati dall’Ue, tramite fondi FEASR. Trovate irregolarità anche in questo caso, con gli indagati che avrebbero finto il possesso dei requisiti previsti per ricevere il sostegno. Nello specifico, gli indagati, assieme a una quarta azienda agricola, avrebbero realizzato contratti di affitto fasulli di terreni agricoli.

I tre sono stati ergo deferiti anche per truffa aggravata ai danni dello Stato e dell’Ue per 151mila euro. Inoltre, gli stessi  finanziamenti non sarebbero stati indirizzati all’aumento dello sviluppo rurale, ma per versare gli stipendi ai lavoratori.

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