Ucraina, stupri di guerra non riconosciuti come crimini: “Serve Corte speciale per punire e ottenere giustizia”. Il racconto dell’avvocatessa Yuliia Anosova, membro dell’organizzazione umanitaria internazionale “La Strada”.
Lo stupro è ormai diventato “un’arma” in Ucraina. I racconti delle violenze sessuali perpetrati ai danni delle donne (anche bambine) dell’Ucraina nelle ultime settimane sono stati estremamente drammatici. I media hanno riportato la storia di una donna violentata ripetutamente da un soldato russo dopo che suo marito è stato ucciso fuori Kiev. E ancora, sono stati raccontati i momenti di terrore vissuti da una madre di quattro figli, violentata barbaramente dai soldati russi a Kherson. Mentre in un altro caso, è stato il cadavere di una donna ucraina, nudo e marchiato con una svastica, a diventare portavoce di un palcoscenico dell’orrore.
Di questi, e di ancora tantissimi altri casi se ne apprende notizia. Sono tutti parte di “una campagna di guerra atta ad uccidere, torturare, stuprare, commettere atrocità”, ha raccontato Lyudmyla Denisova, attivista ucraina. “I rapporti sono più che credibili. Le prove sono sotto gli occhi del mondo”, ha poi proseguito. Tali crimini possono essere usati per umiliare, intimidire e punire: rappresentano cioè una vera e propria arma del terrore, alla pari di quelle bianche o da fuoco. Le vittime sono principalmente donne e ragazze, sebbene anche uomini e ragazzi possano subire violenze sessuali.
Non a caso, l’avvocatessa Yuliia Anosova, membro dell’organizzazione umanitaria internazionale “La Strada”, ha riportato all’Adnkronos la drammatica storia di un giovane ragazzo. “L’ultima persona ad averci contattato è un ragazzo di 19 anni”, ha esordito Asonova. “Ci ha detto – ha proseguito – di essere stato violentato. Nonostante avesse bisogno di assistenza medica e noi lo avessimo indirizzato verso un centro volontario, in cui l’aiuto viene offerto in modo anonimo, il ragazzo non ha voluto andarci, né sporgere denuncia alla polizia. Questo dimostra bene quanto lo stigma sociale e lo stato psicologico in cui versano, blocchino le vittime dal denunciare”.
Le vittime attualmente seguite da “La Strada” sono in tutto 16: oltre al 19enne, le altre sono tutte donne (ma si conta anche una minorenne). “Sedici può non sembrare un grande numero, ma rispetto a quello di altre organizzazioni, lo è”, ha sottolineato l’avvocatessa Yuliia Anosova. I numeri, del resto, potrebbero essere più alti, dato che “chi ha subito crimini sessuali spesso non li denuncia”, o si trova “in territori ancora occupati”, e per questo non ha la possibilità di chiedere aiuto.
Dei 16 casi, soltanto due sono avvenuti in territori ancora occupati dai russi; tutti gli altri, sono stati perpetrati nei territori liberati a fine marzo (Bucha, Irpin, Hostomel, Borodyanka e Makarov). Di questi 16, 14 sono episodi di violenze di gruppo, e di tutte le vittime contattate, solo 3 sono ora pronte a denunciare.
Ma ottenere giustizia è difficile. Prima di poter accusare di stupro, è necessario avere un referto medico che attesti la condizione della donna violentata. Servono, cioè, “avere prove cliniche per dimostrare la violenza”. Almeno secondo quanto previsto dal sistema penale ucraino antecedente alla guerra.
Alla luce di quanto sta accadendo, l’avvocatessa auspica che venga fatta presto giustizia, e che i crimini di guerra commessi dall’esercito russo vengano puniti da un tribunale speciale, composto oltre che da giudici ucraini, anche da toghe internazionali. “Nella mia opinione, il sistema penale nazionale non è pronto a perseguire i crimini di guerra allo stesso livello della Corte penale internazionale e la legislazione non consente di farlo in modo efficiente”. Anche perché in Ucraina, spiega ancora la legale, non esiste “una definizione di crimine di guerra molto precisa”, tanto che non viene nemmeno inclusa la violenza sessuale.
Inoltre, “la Corte penale internazionale, che persegue Putin e i comandanti alti in grado, non può essere sufficiente” per questo tipo di crimini. Il Paese, le vittime e i loro cari necessitano “di una Corte aggiuntiva, metà nazionale e metà internazionale” se vogliono ottenere giustizia. La buona notizia, però, è che pare siano state già avviate diverse indagini in merito da parte della Procura ucraina – quantomeno nelle zone tornate sotto il controllo di Kiev. C’è dunque possibilità che tali atrocità vengano prossimamente punite.
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