Pfizer, terza dose per i bambini 5-11 anni: ma il suo studio ne ha coinvolti solo 140

La casa farmaceutica si appresta a chiedere una nuova autorizzazione per la terza dose per i 5-11 anni sulla base di un nuovo studio, ma alcuni medici sono perplessi sul ridotto numero di partecipanti al trial. 

Una nuova autorizzazione di emergenza per un’ulteriore dose di richiamo dei vaccini contro il Covid per i bambini tra i 5 e gli 11 anni. Questa la nuova richiesta che Pfizer e Biontech hanno deciso di presentare agli enti regolatori. Segno che per le multinazionali del farmaco la lotta alla pandemia è tutt’altro che finita, e che senza il prosieguo della campagna vaccinale, il rischio di nuove impennate dei contagi in tutto il mondo è più che mai reale.

Ansa

In uno dei suoi ultimi comunicati stampa, Pfizer ha spiegato che un nuovo studio ha permesso di stabilire che la terza dose fornisca a questa fascia di età una protezione ragionevole e sufficiente contro Omicron, ragion per cui ritiene questo richiamo per i bambini assolutamente indispensabile. Alcuni però stanno criticando fortemente in questi giorni il trial in questione, in quanto ha coinvolto un numero molto piccolo di partecipanti, circa centoquaranta. Un campione molto esiguo per continuare la sperimentazione di un farmaco che non ha ancora visto il suo primo trial di sicurezza arrivare a conclusione. 

Pfizer però si dichiara convinta che non vi siano problemi di sicurezza, e che la sua ricerca dimostra come la terza dose sia stata tollerata dai partecipanti senza che vi siano riscontrati particolari reazioni avverse. Subito dopo l’ufficialità di questa notizia, il Children’s Health Defense guidato da Robert Kennedy ha duramente attaccato la casa farmaceutica, colpevole di aver fornito uno studio che risulta totalmente inadeguato a giustificare una scelta così sensibile come quella di vaccinare nuovamente i bambini tra i cinque e gli undici anni. Il medico Brian Hooker, consulente scientifico dell’associazione, ha dichiarato che “questo studio su piccola scala e a tempo limitato contiene solo 140 pazienti, che non sono sufficientemente dimensionati per valutare gli eventi avversi del vaccino, in particolare lesioni più rare come le devastanti malattie mediche sostenute da Maddie de Garay, un’adolescente ferita nella Pfizer originale test clinico”.  Alcuni scienziati si chiedono poi se, con il sopraggiungere della nuova variante di Omicron, ormai dominante in quasi tutto il mondo, il vaccino possa realmente fornire una protezione aggiuntiva, considerato che fino ad adesso ci si era concentrati soltanto sulla prima mutazione di Omicron. 

Il controverso rapporto di Moderna sulla sicurezza dei vaccini

La richiesta di Pfizer arriva oltretutto a poche settimane di distanza dalle durissime accuse che il medico statunitense Peter Mayer ha lanciato contro Moderna. L’uomo infatti si è scagliato contro uno degli ultimi rapporti prodotti dalla casa farmaceutica sulla sicurezza dei vaccini Covid, sostenendo come Moderna abbia deciso in modo deliberato e consapevole di minimizzare le morti che si sono verificate nei trial sperimentali. Il rapporto in questione è stato pubblicato sulla rivista scientifica MedRxiv il 3 Aprile del 2022, ma non ha prodotto grande sconcerto tra la comunità scientifica, nonostante al suo interno vi siano dei dati oggettivamente preoccupanti. Nello studio è stata ad esempio accertata la morte di uno dei partecipanti, un uomo sulla settantina, a causa di un ictus che gli stessi ricercatori hanno correlato alla vaccinazione, anche perché l’episodio si è verificato quattro giorni dopo la dose di richiamo somministrata.

Lo studio era stato avviato nell’agosto del 2021 e il suo scopo era quella di testare la sicurezza e l’efficacia di una nuova dose di richiamo da 100 microgrammi. Un quantitativo molto alto, circa il triplo di quella utilizzata da Pfizer nelle sue somministrazioni. Si potrà sostenere che una singola morte può essere contemplata in uno studio sperimentale, ma anche qui, preoccupa il numero di partecipanti, che si aggirano intorno ai 300, e che producano consequenzialmente un’incidenza di possibili effetti avversi, che diventa così difficile da trascurare. 

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