L’omicidio di Treviglio è stato condotto con modalità da esecuzione, al culmine di dissidi che andavano avanti da tempo.
Già in estate le forze dell’ordine erano dovute intervenire. Ma la donna aveva tenuto la pistola con cui ieri ha sparato due raffiche di colpi.
«Era da tanto tempo che andava avanti questa storia». Lo confida, al Corriere della sera, Emanuele Casati. È il figlio di Luigi, 62 anni, l’uomo ucciso ieri da quattro pistolettate a Treviglio. Tre colpi al petto e uno alla gamba che non gli hanno lasciato scampo. La mamma, Monica Leoni di 57 anni, è stata portato in ospedale in elicottero. Colpita da un solo proiettile, ma all’arteria femorale.
Era dall’estate scorsa, racconta Emanuele, che c’erano problemi con la vicina Silvana Erzembergher, 71 anni, adesso accusata di omicidio volontario e tentato omicidio. In quell’occasione la donna aveva colpito sua madre con un bastone. E già era partita una denuncia.
Il giallo della pistola
E adesso la terribile tragedia. Erzembergher aveva in casa una pistola. Per il porto dell’arma aveva una regolare licenza per uso sportivo. Usava la pistola al poligono. La licenza era in scadenza ma le proroghe della pandemia avevano fatto slittare i termini. Ad ogni modo in questura, riferisce il giornale, non risultavano denunce a suo carico. Pare che la donna, nell’episodio del bastone, non fosse stata identificata in maniera chiara dalla pattuglia intervenuta. Ad ogni modo la situazione non sarebbe apparsa così grave e nemmeno sarebbe saltato fuori che era in possesso di una pistola. Anche se una vicina – tra i testimoni della sparatoria – sostiene che la signora Casati aveva attirato l’attenzione delle forze dell’ordine sula pistola.
I colpi sono partiti attorno alle 7:30. A quell’ora Luigi Casati era sceso per portare a passeggio la cagnolina Chanel. Non si sono state urla, tra i palazzi di via Brasside, quartiere a nord di Treviglio. Si sono sentiti solo gli spari. I vicini raccontano di due raffiche: prima tre spari e dopo un po’ altri due. E quando si sono affacciati, i coniugi Casati erano già distesi a terra. La prima raffica ha colpito Luigi, la seconda Monica Leoni, scesa di corsa per andare a soccorrere il marito. Quasi una esecuzione. I vicini hanno ripreso tutto e le immagini avevano già fatto il giro della rete prima di mezzogiorno.
Dopo aver colpito anche Monica, la 71enne ha frugato nella borsa a tracolla, poi in tasca. Come se volesse cercare altri proiettili. I vicini riferiscono di averla vista cercare di sparare ancora, ma senza successo. Probabilmente aveva finito i colpi.
I vicini: si inventava cose inesistenti contro i coniugi Casati
Poi, rivolta ai balconi del vicinato, si è messa a urlare: «Non ce la facevo più». Un concetto ribadito anche davanti ai carabinieri in caserma. Dopo aver sparato la donna è rientrata a casa. Quando i militari si sono presentati ha aperto loro la porta e li ha seguiti senza fare resistenza. Mentre veniva scortata via ha salutato una vicina come sempre, con un «ciao», quasi non fosse successo niente.
Silvana Erzembergher è vedova da vent’anni, prima di andare in pensione faceva la venditrice ambulante. Ha due figli e una figlia, anche lei corsa verso i palazzi disperata per quanto era successo. A metà pomeriggio si è sentita male ed è stata portata in ospedale con l’ambulanza. Ancora tutto da ricostruire il motivo dei litigi. «Sono quattro anni che non dormo di notte, non ce la facevo più», avrebbe detto, riporta sempre il Corriere. Ma i vicini affermano che erano pretesti inventati: «Era fissata con Monica e Luigi — dicono al Corriere — si inventava cose che non esistevano contro di loro, non abbiamo mai capito il perché».