In Italia 3 morti sul posto di lavoro al giorno. Landini (Cgil): “Inaccettabile”

Nei primi tre mesi del 2022 ci sono state 189 persone che hanno perso la vita sul posto di lavoro e il dato è in crescita. Una media di quasi 3 al giorno. Il segretario generale della Cgil richiama il governo a intervenire seriamente sul problema. 

Una strage continua, i morti sul lavoro in Italia hanno raggiunto un numero di casi enorme che preoccupa i vertici della Cgil. “Sta continuando una strage inaccettabile, ormai siamo alla media di tre morti al giorno sul lavoro – afferma Maurizio Ladini durante l’Assemblea generale del sindacato in Emilia Romagna.

È evidente – continua il segretario della Cgil – che questo conferma la necessità di investire sulla salute e sulla sicurezza in modo molto più determinato, anche perché in molti casi si muore come succedeva tanti anni fa, cadendo da un ponte o dentro al vano di una ascensore. Qui esiste un doppio problema, sia il fatto che in molti casi siamo in presenza di lavoratori precari, in molti casi di un sistema di appalti, in molti di fronte a poca formazione“.

SERVE FORMAZIONE AL LAVORO

Per Landini è necessario “vincolare maggiormente la formazione, perché solo la formazione determina un elemento di prevenzione, e dall’altro lato serve investire ancora di più sugli enti che possono garantire la sicurezza. Quando parlo di formazione parlo anche di formazione degli imprenditori e quando parlo di investimenti non parlo solo di assunzioni all’ispettorato del lavoro, ma sto pensando anche a tutti i tagli che in questi anni sono stati fatti sulla sanità pubblica e sui servizi di medicina territoriale“.

CAMBIARE IL SISTEMA LAVORO

Se si dice come si fa ad intervenire per ridurre i morti sul lavoro, io dico ridurre la precarietà e cancellare il sistema degli appalti così come è stato costruito fino ad ora è la base. Poi – continua Landini – bisogna investire sulla formazione e fare in modo che le imprese che non rispettano le norme siano messe nella condizione di non lavorare. E qui c’è anche un problema, come proponeva l’ispettorato del lavoro, di istituire sul piano giuridico delle Procure specifiche“.

“5 MILIARDI NON BASTANO”

Il segretario della Cgil incalza il governo sul problema delle morti bianche, sostenendo che servono più risorse. “Sul piano sociale io percepisco una situazione sempre più grave – afferma – ed è necessario che una serie di provvedimenti siano in grado di dare una risposta a quello che sta succedendo. Al Governo l’abbiamo detto in modo molto chiaro e cioè che i cosiddetti 5 miliardi previsti per affrontare la situazione non sono assolutamente sufficienti, ma ad oggi non abbiamo ritorni rispetto alle scelte che sostanzialmente vogliono essere messe in campo“.

STOP AL PRECARIATO

Così come al governo abbiamo posto una serie di temi su cui risposte non ne abbiamo. L’incertezza è determinata anche da una precarietà nel lavoro che cresce senza diminuire – ha aggiunto – Questo vale nella sanità, nella scuola, vale a senso generale per leggi che sono sbagliate. E poi c’è tutta la questione che si richiama all’energia. Quale è il piano energetico e che tipo di politiche sostanzialmente vengono realizzate. Un piano energetico degno di questo nome non può che contare sulle energie rinnovabili, se alla lunga vuoi essere un Paese che ha una autonomia e porsi il problema del superamento delle fonti fossili. Oggi noi non abbiamo ancora contezza di che tipo di scelte vogliono essere realizzate e quale piano si vuole fare”.

Il segretario Cgil conclude che “mai come adesso ci sarebbe bisogno di un impianto che colleghi anche gli investimenti al Pnrr rispetto alle emergenze che oggi tu ti trovi a misurare. E su questo noi abbiamo indicato anche la nostra disponibilità al confronto, ma ad oggi sull’insieme di queste questioni non abbiamo risposte“.

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