Omicidio Mendola, il mandante Giuseppe Cauchi condannato a 26 anni: “Mio fratello ha avuto giustizia”

Omicidio Mendola, il mandante Giuseppe Cauchi condannato a 26 anni di carcere. La sorella della vittima: “Mio fratello ha avuto giustizia”. Il delitto è avvenuto nei boschi di Varallo Pombia nel 2017.

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Arrivata oggi la condanna a 26 anni di carcere per Giuseppe Cauchi, imprenditore di Gela accusato di aver fatto uccidere a colpi di pistola, nei boschi di Varallo Pombia, Matteo Mendola. Già finito a processo, l’uomo era stato assolto in primo grado il 22 novembre 2019. Cauchi, che si è sempre dichiarato innocente, avrebbe ucciso la vittima per una questione di debiti. I due esecutori materiali del delitto, si ricorda, sono stati giudicati e condannati in procedimenti diversi. “Mio fratello ha avuto giustizia”, ha commentato la sorella di Matteo Mendola, a seguito del verdetto del processo.

Giuseppe Cauchi condannato a 26 anni per omicidio

Il 33enne Matteo Mendola, disoccupato originario di Gela e residente a Busto Arsizio, venne ucciso da Antonio Lembo (esecutore materiale e reo confesso del delitto) e dal complice Angelo Mancino (originario di Monte San Savino, in provincia di Arezzo). L’omicidio si verificò il 4 aprile del 2017, nei boschi di Varallo Pombia, in provincia di Novara. Sia Lembo che Mancino sono stati giudicati colpevoli con rito abbreviato, mentre Cauchi era stato assolto in primo grado il 22 novembre 2019.

Nel dicembre 2020, tuttavia, il pm di Novara, Mario Andrighi, aveva re-impugnato l’assoluzione dell’indagato, facendo così ripartire il processo in corte d’appello. Fu Lembo ad indicare Cauchi come mandante dell’omicidio – versione dei fatti, questa, oggi appurata e accertata. Riconosciuto dunque colpevole della morte del 33enne, l’imprenditore di Gela è stato oggi condannato dalla Corte d’Assise d’appello di Torino a 26 anni di carcere.

Abbiamo sempre fermamente creduto in quello che facevamo. Pensiamo di avere fatto emergere tutte le lacune della sentenza di primo grado e di averle colmate alla luce degli indizi raccolti”, ha spiegato a conclusione del processo l’avvocato Pellicano, che insieme al collega Mario Andrigo ha sostenuto l’accusa. I familiari di Mendola, che per primi avevano impugnato il ricorso, si sono costituiti parte civile, e hanno ottenuto 390 mila euro di provvisionali. “Mio fratello ha avuto giustizia”, ha commentato la sorella della vittima, mentre lasciava il Palazzo di Giustizia insieme al legale Anna Maria Brusa.

Matteo Mendola è stato ucciso per soldi. Secondo quanto raccontato dal pm Andrighi, Cauchi aveva infatti un debito nei confronti dei familiari della vittima. Per questo motivo avrebbe pensato di farlo sparire. Assoldando due sicari, ha perciò fatto uccidere il giovane con “modalità barbare” e che “ricordano una scena macabra della serie tv Fargo”. La vittima era infatti stata ritrovata con il cranio fracassato, colpito da almeno due oggetti contundenti. Sul suo corpo, all’altezza dell’addome, erano stati anche ritrovati due fori di proiettile, in entrata e in uscita.

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