“Voglio il nome di chi ha il ciclo”, dipendenti del supermercato costrette a spogliarsi davanti al datore di lavoro

La titolare di un supermercato ha obbligato le dipendenti a mostrare chi di loro avesse il ciclo mestruale per individuare chi avesse gettato un assorbente nel cestino dei rifiuti, dopo averle minacciate verbalmente. Il sindacato vuole denunciare la donna per violenza privata.

Un sopruso gravissimo subito dalle dipendenti di un supermercato di Pescara è stato segnalato dalla Filcams Cgil Abruzzo e Molise. Le donne hanno ricevuto un messaggio audio dopo che la titolare dell’esercizio commerciale aveva trovato un assorbente usato nel cestino del bagno con minacce.

Voglio il nome e cognome di chi oggi ha il ciclo mestruale, ok? Sennò gli calo le mutande io” è quanto dice la donna alle sue collaboratrici. Un abuso inaccettabile che ha trovato la solidarietà dei colleghi e la denuncia da parte del sindacato per violenza privata.

LA MINACCIA DELLA PERDITA DEL LAVORO

Visto il rifiuto delle lavoratrici di comunicare nell’immediato quanto richiesto la violenza verbale si è tramutata in fisica in quanto si è passati dalle parole ai fatti” racconta Davide Urbano, segretario provinciale Filcams Pescara. Il fatto avviene al ritrovamento dell’assorbente, a quel punto scatta l’ira della titolare. “La responsabile dell’attività commerciale ha inviato un messaggio vocale, che abbiamo acquisito, con le prime minacce. Non avendo riscontro ha successivamente sottolineato che, se non fosse venuta fuori la colpevole, avrebbe inviato una lettera di contestazione a tutti i capi reparto e che avrebbe adottato provvedimenti disciplinari, per arrivare addirittura al mancato rinnovo dei contratti in scadenza“.

COSTRETTE A SPOGLIARSI

La titolare è arrivata addirittura a imbastire una indagine interna, facendosi dare l’elenco delle donne in servizio il giorno e l’ora della vicenda per individuare la “colpevole”. Dal registro risultavano essere in dodici. “E queste sono state invitate a manifestare loro estraneità al fatto, togliendosi pantaloni e mutandine negli spogliatoiracconta il sindacalista. “Non sappiamo quante lavoratrici hanno acconsentito e si sono prestate. Ma diverse sono venute da noi a denunciare l’accaduto“.

Si tratta dell’ennesimo caso di vessazioni e soprusi nei confronti di lavoratrici e lavoratori del commercio che abbiamo voluto rendere pubblico – continua Urbano -. Chiediamo al gruppo Conad, che chiaramente non ha responsabilità alcuna per quanto accaduto, di intervenire. È necessario abbattere il muro di omertà dietro al quale spesso, nel settore del commercio, si nascondono titolari scorretti che restano impuniti pur mobbizzando sistematicamente i lavoratori“.

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