In aula è il giorno dell’accusa. Sono passati ormai tredici anni dal disastro ferroviario dove morirono più di trenta persone.
Due udienze erano saltate perché uno dei tre giudici aveva contratto il Covid. L’accusa rideterminerà le pene per i 16 imputati del processo.
Riparte stamattina a Firenze il processo d’appello bis per la strage di Viareggio. È il tragico incidente ferroviario del 29 giugno 2009, nel quale perirono in 32 e un centinaio di persone rimasero ferite. Due udienze erano saltate in precedenza perché uno dei giudici del Collegio giudicante era risultato positivo al Covid. Ma oggi si riprende: è attesa la requisitoria del procuratore generale Sergio Affronte e del sostituto procuratore di Lucca Salvatore Giannino. Alla fine l’accusa rideterminerà le pene delle condanne stabilite precedentemente. Questo alla luce del fatto che il disastro ferroviario è l’unico reato contestato agli imputati.
Il nuovo processo di appello è stato disposto dalla Corte di Cassazione dopo questa aveva annullato con rinvio la sentenza di secondo grado per 16 imputati. Tra questi gli ex vertici delle Ferrovie Mauro Moretti, Michele Mario Elia, Vincenzo Soprano e Mario Castaldo. E oltre a loro anche dirigenti e tecnici di aziende ferroviarie austriache e tedesche obbligate a provvedere al controllo e alla manutenzione dei carri merci. Per loro la Corte ha escluso l’aggravante sulle norme di sicurezza. Il disastro ferroviario non è stato riconosciuto come incidente sul lavoro. Così per il reato si è attivata la prescrizione.