Pubblicizzava la droga ai clienti su WhatsApp, condannato il boss marocchino Mohamed Benabla. L’organizzazione criminale aveva messo su un negozio di stupefacenti nel bosco.
Si aprono le porte del carcere per il boss marocchino, ritenuto a capo di un’organizzazione da delinquere operante nelle zone del Milanese. L’indagato, il 37enne Mohamed Benabla, è stato condannato oggi a 18 anni di reclusione. La decisione è arrivata dal gup di Milano, Guido Salvini. Come spiegato dai media, il gruppo era riuscito a mettere in pedi un “negozio di stupefacenti” nel bosco di Lainate, e pubblicizzava la droga e l’arrivo dei prodotti attraverso dei “messaggi pubblicitari” su WhatsApp.
Mohamed Benabla era a capo di un’associazione finalizzata al traffico di cocaina, eroina, hascisc e marijuana, ma per lui si sono aperte del porte del carcere. Condannato a 18 anni di reclusioni, finisce l’impero che aveva messo su anche grazie a una vasta strategia “pubblicitaria” che mandava avanti proprio grazie a WhatsApp. Secondo quanto viene riferito, infatti, il 37enne si conta avesse inviato “1.400 messaggi pubblicitari ad altrettanti clienti per invitarli a rifornirsi da lui e dal suo gruppo, indicando anche l’esatto punto della zona boschiva in cui recarsi”. Nello specifico, l’organizzazione aveva messo in piedi una sorta di negozio di stupefacenti nell’area boschiva di Lainate, a Milano.
Nelle motivazioni della sentenza del gup di Milano, Guido Salvini, si legge come il boss avesse installato un proficuo traffico di stupefacenti nel “boschetto della droga“, aumentato con il tempo grazie a “tale attività promozionale“. Attività che consisteva nell’invio di centinaia di messaggi ai clienti, così da “fidelizzarli” nell’eventualità di una “scissione” con altri trafficanti – oltre che “con l’obiettivo di continuare ad assicurarsi, e di rassicurare, una clientela che gli poteva essere sottratta dal gruppo rivale che operava nello stesso ‘segmento commerciale'”.
Il boss, inoltre, sfruttava lo stesso canale anche per le trattative di assunzione di altri “aspiranti spacciatori”. Secondo quanto accertato dagli investigatori, pare che Benabla offrisse loro uno “stipendio mensile” che poteva aggirarsi dai 1500 ai 3000 euro al mese. Dimostrando dunque una vera e propria “capacità imprenditoriale”, l’uomo aveva messo in piedi un “un vero ‘esercizio commerciale’ all’aperto che funzionava sino alle prime ore del mattino”.
Tali dettagli sono stati scoperti grazie all’inchiesta dei carabinieri, coordinata dal pm Gianluca Prisco, e che già nel maggio del 2021 aveva portato a ben 27 arresti. Si sono susseguite poi altre 3 condanne con rito abbreviate, e si contano anche 8 patteggiamenti per altri 11 imputati che hanno scelto i riti alternativi. Sono diversi, invece, gli indagai che sono ancor a processo per rito ordinario.
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