Un’amministrazione comunale sottoporrà ai cittadini un questionario per “testare” la qualità della vita delle persone Lgbt e il loro grado di integrazione.
Ma non tutti sono d’accordo sull’iniziativa, che arriva pochi giorni prima della presentazione di un nuovo testo di legge sull’omofobia.
Tra pochi giorni – tre per l’esattezza – scadrà l’“embargo” dopo la bocciatura al Senato del ddl Zan. E presumibilmente ripartirà lo scontro sul tema dell’omofobia. Mercoledì 27 aprile lo stesso testo – fermato al Senato ma approvato alla Camera – verrà ripresentato.
Nel frattempo sono partite altre iniziative a tema. Come quella del Comune di Lucca, dove l’amministrazione comunale ha avviato un progetto gay friendly assieme all’Università di Pisa e alla Regione Toscana – che lo finanzia. Si tratta, scrive ‘Il Giornale’, della “compilazione di un questionario che ha lo scopo di “mappare” la qualità della vita degli appartenenti al mondo arcobaleno”.
I risultati del questionario arriveranno dopo sei mesi
Ai cittadini verranno poste delle domande, dopo sei mesi verranno analizzate. Lo scopo è quello di valutare la qualità della vita e il grado di accoglienza delle persone Lgbt sul territorio lucchese. Subito sono partite le polemiche. C’è chi considera il questionario, riferisce ‘Il Giornale’, alla stregua di una mossa elettorale per racimolare consenso, ma priva di concretezza. Tra sei mesi, infatti, sarà la nuova amministrazione comunale a doversi occupare della questione.
Da parte Pd si parla di un’iniziativa che mira a integrare e a lottare contro le discriminazioni. Gli oppositori invece si dividono. Da un lato c’è il candidato sindaco Mario Pardini, sostenuto da centrodestra unito (Lega, Fdi e Forza Italia), che esprime un parere moderatamente favorevole al sondaggio senza però indicare come si comporterebbe in caso di vittoria elettorale. Più critico invece l’altro candidato Fabio Barsanti (civica Centrodestra per Barsanti e Italexit di Paragone) che bolla come “inutile” l’iniziativa perché, dice, “Lucca non è certo una città di discriminazione”.
Il vero problema, incalza, è come si spendono i soldi. Barsanti rammenta come in piena emergenza pandemia la Regione Toscana avesse finanziato con 80 mila euro un consultorio transgender e, poco dopo, avesse concesso altri 80mila euro a “Ready”, la rete che unisce amministrazioni pubbliche impegnate contro le discriminazioni per l’orientamento sessuale e l’identità di genere. “Se sarò sindaco – promette Barsanti – sicuramente bloccherò questa iniziativa”. Sono altre le priorità, conclude.