Anche questa volta ha vinto lui: Emmanuel Macron è di nuovo presidente della Francia. Si aggiudica il ballottaggio con il 58% dei voti. Marine Le Pen al 42%. Molto alta l’astensione.
Le proiezioni non sembrano lasciar spazio ai dubbi: con il 58% dei voti espressi Emmanuel Macron è di nuovo presidente della Francia. Sconfitta di nuovo Marine Le Pen. Come nel 2017: il distacco però e meno ampio, e soprattutto la destra è in crescita nel paese. Ha vinto dunque il presidente uscente, uno dei meno amati – per usare un eufemismo – tra tutti gli inquilini dell’Eliseo. HA vinto con una percentuale molto alta di astenuti, trovandosi di nuovo a capo del paese in un contesto molto difficile. Ma la sua elezione potrebbe garantire una stabilità all’Europa (forse più che alla Francia) decisiva in questa fase storica.
La vittoria di Macron assume infatti un valore quasi più a livello internazionale che interno, per quanto probabilmente l’affermazione del presidente uscente nasce anche dalla storica e culturale diffidenza dei francesi per l’estrema destra. Ma la risposta della maggioranza degli elettori transalpini, o almeno di quelli che sono andati a votare, sembra premiare anche la scelta europeista ed atlantista di Emmanuel Macron che, pure se con qualche distinguo, nel corso della crisi diplomatica – poi sfociata in guerra di aggressione – tra Russia ed Ucraina non ha mai mostrato dubbi sulla fedeltà al Patto Atlantico e agli Stati Uniti innanzitutto. Nonostante i dubbi, espressi dallo stesso Macron, sull’attualità e l’utilità della NATO, al momento della “chiamata alle armi” da parte di Washington non ha esitato, collocando la Francia all’interno del campo occidentale. Questo, alla fine, ha probabilmente rappresentato l’elemento che ha deciso le quote di indecisi che alla fine hanno scelto Macron.
A cui ora spetta dare delle risposte, all’interno ed all’esterno del paese. Ai giovani, che hanno votato in massa per Melenchon. Alle classi più popolari, che guardano con sempre più interesse a destra. Dovrà poi riuscire a collocare la Francia in una Europa orfana della Merkel e tra poco – a meno di sorprese clamorose – anche di Draghi: nonostante sia un leader tutto sommato giovane, al momento il presidente francese è tra quelli che hanno più esperienza di governo all’interno dell’UE. Ma i dossier più urgenti sono ovviamente due: la guerra, l’Ucraina e la Russia, e poi la crisi economica post pandemica ed il PNRR. Una agenda da far paura, a cui Macron si approccia da presidente eletto, certo, ma tutto sommato sempre poco amato.
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