L’azienda lo aveva licenziato nel 2017. Troppi errori, gli contestava Trenitalia. Ma i giudici hanno annullato il licenziamento.
Gli errori non erano dovuti al lucro o alla mala fede, ma solo al puntiglio e allo zelo del dipendente. Così ha sentenziato la Cassazione.
Tutti ricordano Otello Celletti, il vigile super zelante e inflessibile immortalato da Alberto Sordi che multava chiunque gli capitasse a tiro, sindaco incluso. Una storia simile ha coinvolto il signor B., capotreno sessantenne in servizio a Venezia. Ligio al dovere, in un paio di anni ha elevato migliaia di multe ai pendolari del Frecciarossa.
Il signor B. però è finito nel mirino di Trenitalia, che lo ha accusato di aver sanzionato i passeggeri in maniera arbitraria. Così molti viaggiatori avrebbero pagato più del dovuto, altri invece meno. Sarebbe accaduto, riferisce il Corriere del Veneto, ben 175 volte tra il 2015 e il 2016. Un problema per Trenitalia, alla quale l’inflessibile capotreno avrebbe provocato «un incalcolabile danno anche d’immagine alla Società, come comprovato dalle proteste formali», si legge sul Corriere. Inoltre così facendo avrebbe causato un ammanco di 9.800 euro di mancati introiti. In più si sarebbe anche messo in tasca 415 euro di «premi». Che però, è la tesi dell’azienda, non gli sarebbero spettati.
La Cassazione ha annullato il licenziamento
Così nel 2017 Trenitalia ha licenziato il capotreno per giusta causa. Ma il signor B. non si è arreso: ha fatto causa a Trenitalia davanti al giudice del lavoro di Venezia. Chiedendo di essere reintegrato. Quelle 175 infrazioni, si è difeso, possono sembrare tante. Ma sono poche sul piano percentuale: solo il 3,5% di tutti i suoi provvedimenti. Il che, fatti i conti, significa che in due anni il signor B. aveva sorpreso almeno cinquemila volte passeggeri che violavano le regole.
Trenitalia però, in ogni grado di giudizio, ha ribadito la sua posizione: a prescindere dal fatto che lo scrupoloso capotreno avesse errato volontariamente o meno, ormai il rapporto di fiducia si era incrinato. Ma i tribunali alla fine hanno dato ragione a lui. È stata la Cassazione a mettere la parola fine alla vicenda giudiziaria. Nella sentenza che annulla il suo licenziamento definisce il capotreno «inflessibile ed estremamente puntiglioso». E i suoi errori nel controllo dei biglietti vanno considerati «un effetto indiretto dell’eccesso di zelo». Annullato dunque il licenziamento.