I Cobas, intanto, hanno indetto uno sciopero domani, 23 Aprile, alle ore 11. Prevista una manifestazione per gli operai dello stabilimento di Campi Bisenzio, a Firenze.
I Cobas, mediante una nota, annunciano uno sciopero per schierarsi «dalla parte degli operai che non vogliono più essere schiavi». Operai che, fanno sapere, «hanno lavorato 12 ore al giorno, senza un giorno di riposo, niente ferie, niente malattie pagate, niente diritti».
Gli stessi operai sono stati «licenziati con un messaggio Whatsapp» perché essersi rifiutati di lavorare il giorno di Pasquetta. Il messaggio inviato dal datore di lavoro recitava: «Chi non lavora oggi, è fuori per sempre».
Sempre via Whatsapp, il datore di lavoro ha inviato una comunicazione ai suoi dipendenti dopo che questi ultimi hanno chiesto il CCNL «di lavorare anche loro otto ore per cinque giorni». A questa richiesta, il titolare risponde così: «Se volete lavorare otto ore, trovate lavoro da un’altra parte».
Dopo aver licenziato gli operai con un messaggio, i titolari della ditta hanno anche diffuso su WeChat un video in cui si vedono chiaramente i volti dei lavoratori. Immagini accompagnate da commenti quali: «Hanno osato chiedere di lavorare 8 ore e le ferie».
I Cobas hanno poi reso noto il messaggio che ha introdotto il video in questione: «Questi pakistani si rifiutano di lavorare duramente nelle fabbriche, chiedendo otto ore di lavoro al giorno, di non lavorare sabato e domenica e di prendere le ferie». «Spero che i miei colleghi cinesi non chiedano a queste persone di lavorare in fabbrica» aggiungono.
I titolari della ditta, infatti, avrebbero fatto anche un appello agli altri imprenditori per non assumere gli operai licenziati che, in questo caso specifico, sono cinque persone.
I Cobas fanno sapere che «i contratti sono carta straccia: c’è chi lavora da tre anni con un contratto a tempo determinato, part-time a 20 o 30 ore settimanali. In realtà, le ore settimanali sono 84 e vengono pagate 1.000 euro che nei mesi di calo di lavoro diventano 500 (ma a parità di ore) e in quelli di picco 1.300».
«Questo non è il Bangladesh – affermano i Cobas – è Campi Bisenzio, provincia di Firenze. Dove si estende il distretto pratese del tessile e il suo supersfruttamento».
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