Il ladro è rimasto schiacciato da un bancale, mentre provava a rubare alcune bottiglie d’acqua. Sul web lo hanno insultato pesantemente
Un uomo di 47 anni è morto il giorno del lunedì dell’Angelo, 18 aprile, mentre cercava di rubare alcune casse d’acqua nel retro di un supermarket a Cattolica (Rimini). Un bancale pesante 9 quintali, infatti, lo ha travolto in modo letale.
Sui social, contro il ladro morto, sono giunti una sfilza di commenti molto pesanti. Per questo motivo Chiara Bellini, vice sindaco di Rimini, si è indignata, definendo i suddetti commenti indirizzati al ladro deceduto, «bieco frasario dell’orrore» e di «un dramma che, invece di destare pietà e compassione, ha scatenato il peggio da alcune persone, che dietro la tastiera si sono sentite libere di poter dar fondo a un registro spietato di volgarità, disumanità e violenze verbali di ogni tipo».
Bellini prosegue spiegando che il peggio è che tali insulti sono riferiti «a una persona morta. Senza più pietà, in uno scenario di impoverimento anche linguistico che non è mai solo una questione personale, ma anche e soprattutto di etica democratica o più brutalmente di cosa stiamo diventando e siamo già diventati».
Il vice sindaco ha poi postato un estratto dei commenti postati contro Umberto Sorrentino, 47 anni, disoccupato, riprese dalle videocamere di sicurezza mentre tentava di rubare le bottiglie e poi restava schiacciato dal bancale.
Tra i commenti più pesanti, Bellini riporta:«L’ennesima morte sul “lavoro”, “altissima purissima levissima”, “se l’ha proprio cercata’ (sì, avete letto bene, proprio così …”se l’ha…”), e poi un susseguirsi di faccine sorridenti e pollici in su, qua e là inframezzato dal classico “basta buonismo”. Un crescendo indegno in cui, per parafrasare un canto partigiano di Nuto Revelli, viene da commentare “pietà l’è morta’”».
Bellini si domanda «da dove provenga questo livore spropositato, ma soprattutto, da interrogarsi per capire i motivi della deriva di una società che non esita neanche più un secondo a condividere pubblicamente parole che non si sa da quale antro personale provengano. La pietà, o la compassione (ovvero il “patire insieme”) si sono tramutate, prima nel linguaggio e poi nei comportamenti, in una ricerca ossessiva dello “star bene da soli”, senza gli altri, anzi, contro gli altri».
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