Lo ha stabilito l’Ufficio scolastico regionale del Lazio al termine dell’ispezione nel Liceo dello “scandalo” a luci rosse tra la preside e lo studente.
La vicenda si è rivelata, alla prova dei fatti, un’accusa fondata sul nulla. Ma intanto la fame di sensazionalismo e i processi mediatici avevano leso la professionalità e l’onorabilità della dirigente scolastica.
Si è risolto in un nulla di fatto il caso della presunta “love story” tra la preside del Liceo Montale e un alunno di 19 anni. Il caso che aveva fatto gridare allo scandalo era scoppiato a fine marzo. Sotto accusa era finita Sabrina Quaresima, 49 anni, preside del prestigioso liceo della capitale.
Si vociferava di una relazione avuta con uno studente diciannovenne della scuola, con tanto di diffusione di dettagli “piccanti”, allusioni a presunte “chat” (mai consegnate), messaggi vocali, screenshot “scabrosi” e via di seguito. Sui muri del liceo erano apparse scritte ingiuriose che accusavano la professoressa Quaresima.
La vicenda era finita sul tavolo dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio. Che ha avviato un’indagine per accertare cosa fosse realmente successo. Bene, adesso l’ispezione nel liceo romano è giunta al termine. E la preside Quaresima è stata scagionata. Non è emersa alcuna violazione al codice disciplinare da parte sua.
È arrivata anche una nota dell’Ufficio scolastico regionale: “Questo ufficio – afferma il comunicato – ha recentemente avviato una ispezione amministrativa presso il Liceo classico , a tutela di tutta la comunità scolastica e per verificare le segnalazioni alle quali la stampa nazionale ha dato ampio risalto. L’ispezione, ora terminata, non ha accertato violazioni del codice disciplinare, per cui questo Ufficio non avvierà procedimenti né adotterà provvedimenti disciplinari”.
Malgrado la preside avesse sempre negato la relazione con lo studente, la sua professionalità è stata travolta dal solito tritacarne mediatico. La vicenda, inutile dirlo, ha solleticato gli istinti pruriginosi e la fame di sensazionalismo.
In fretta e in furia è stato così improvvisato un tribunale del popolo mediatico che, ignorando l’elementare deontologia della professione giornalistica, si è accanito con ferocia sulla professoressa Quaresima. Assegnando in anticipo, come capita fin troppo spesso, patenti di colpevolezza sulla base del nulla.
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