Il sacerdote, fondatore di Libera e del Gruppo Abele, tira le orecchie ai politici che accolgono i profughi a corrente alternata.
Come se ci fossero profughi di serie A e profughi di serie B. Ma non è giusto, spiega il sacerdote, perché la vita non ha colore e va accolta sempre e comunque.
“Ora c’è guerra in casa nostra, l’Europa. E’ giusta tutta la mobilitazione in atto, ma delle altre 33 guerre chi se ne è occupato prima? Con milioni di persone costrette a lasciare la propria terra e cercare una terra promessa?”. A farlo osservare è don Luigi Ciotti, presidente di Libera. Il sacerdote, da sempre attivo in campo sociale, è intervenuto a Napoli durante al convegno “L’associazionismo e le forze armate, due volti dell’antimafia” organizzato nell’ambito delle celebrazioni per i 30 anni della Dia.
La catastrofe umanitaria in atto in Ucraina è sotto gli occhi di tutti. Ma c’è il sospetto – più che fondato – che alcuni profughi siano “politicamente corretti” e altri meno. I distinguo, sul tema dei profughi, non sono mai mancati anche nel recente passato. E anche oggi c’è chi, come Salvini, si è messo a distinguere tra veri e finti profughi in fuga da vere o finte guerre.
Don Ciotti: accogliere anche chi viaggia nel Mediterraneo
Di diverso avviso don Ciotti, meno avvezzo a certi pelosi favoritismi: “Ben venga – dice il fondatore del gruppo Abele – l’accoglienza a fratelli e sorelle di un Paese a noi vicino“. Però, coincidenza, “in questo caso le deroghe si sono subito trovate” mentre “quelli con la pelle nera fanno ancora la fila per avere una serie di consensi nel nostro Paese”.
È questa accoglienza a targhe alterne a fare problema, spiega don Ciotti. Perché il dramma dei profughi è uguale per tutti e la vita non va accolta in base al colore della pelle: “Non è giusto perché l’accoglienza è la vita che accoglie la vita, non possiamo selezionare a seconda dei momenti e delle situazioni”. Per cui si cade in qualcosa di molto simile all’opportunismo. II sacerdote fa osservare che “mentre accoglievamo, sono morti altri a centinaia nel Mediterraneo, ma non fanno più notizia”, conclude don Ciotti.