Il nuovo procuratore capo di Milano nella cerimonia di insediamento invita a fare grande attenzione alla capacità mafiosa di radicarsi nel territorio.
E dunque esorta a non sottovalutare l’entità di questo fenomeno nella capitale lombarda.
Milano ha un nuovo procuratore: il siciliano Marcello Viola, 65 anni. È dunque con piena cognizione di causa che nel suo discorso di insediamento ha voluto affrontare il tema della mafia. Il nuovo procuratore ne ha tracciato un identikit molto penetrante.
“In un distretto di grande rilievo e complessità come questo – ha detto – occorre prestare grande attenzione al rischio del radicamento di organizzazioni di stampo mafioso, connotate proprio dall’elevata capacità di penetrazione in importanti settori produttivi”.
Il magistrato ha voluto ricordare figure come Rocco Chinnici e Paolo Borsellino. Ha poi paragonato la mafia a un “virus“, evidenziandone la “capacità mutante di adattarsi, infiltrarsi e confondersi con il resto“. La “mafia dei nostri giorni” è una realtà “fluida, invisibile e pronta a immettere sul mercato grandi risorse”, ha spiegato il nuovo procuratore .
Proprio per la natura subdola e camaleontica del fenomeno mafioso, ha invitato Viola, “dobbiamo rifuggire da ogni forma di sottovalutazione proprio per non favorire queste dinamiche espansive delle associazioni criminali e realizzare insieme efficienza, qualità e indipendenza dell’azione giudiziaria”, ha concluso il magistrato siciliano.
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