Mosca ha lanciato un nuovo ultimatum ai difensori di Mariupol. Se si arrendono entro le 14 di oggi avranno salva la vita.
Ma i soldati ucraini hanno rifiutato la proposta di resa. E lanciano un appello sui social.
Altro ultimatum alle forze ucraine che resistono all’interno dell’acciaieria di Azovstal a Mariupol. I russi hanno garantito che se i soldati ucraini si arrenderanno alle 14 di oggi (le 13 italiane) avranno “garantite la vita, la sicurezza e le cure mediche”. In “caso di rifiuto”, hanno avvertito le autorità militari russe, “la fine dei soldati ucraini sarà amara”.
La prima risposta dei difensori di Mariupol è stata negativa: “Non ci arrendiamo“. Dal canto loro, le truppe ucraine barricate nell’acciaieria di Azovstal lanciano un appello. Stanno vivendo “gli ultimi giorni, se non ore. Il nemico ci supera di 10 a uno“. Così ha scritto su Facebook Serhiy Volyna, comandante della 36a brigata dei marines che difendono Mariupol. Il comandante ha poi aggiunto: “Ci appelliamo e imploriamo a tutti i leader mondiali di aiutarci. Chiediamo loro di utilizzare la procedura di estrazione e portarci nel territorio di uno stato terzo”.
Pentagono: i russi hanno lanciato più di 1600 missili da inizio invasione
Stando al Pentagono, dall’inizio della guerra, il 24 febbraio, i russi hanno lanciato sull’Ucraina 1.670 missili. Dato che il conflitto prosegue da 54 giorni, in media farebbero di più di trenta missili al giorno. Inoltre da ieri si sono aggiunti altri due battaglioni tattici ai 76 già schierati in Ucraina. L’esercito russo, afferma il Pentagono, è impegnato “nella conquista di Mariupol perché provvederebbe un passaggio ponte tra il Donbass e la Crimea“.
Il portavoce del Dipartimento di Stato John Kirby ha reso noto che alcuni alleati degli Usa hanno fornito all’Ucraina aerei da combattimento e relativi pezzi di ricambio. Kirby non ha però specificato quali e quanti aerei siano stati ricevuti dai Kiev. Il portavoce ha però spiegato gli Stati Uniti non hanno fornito direttamente aerei. Anche il Canada invierà armamenti pesanti in Ucraina. Lo ha comunicato il primo ministro Justin Trudeau. Il paese della foglia d’acero manderà a Kiev dell'”artiglieria pesante“.
Mentre la Russia in questa fase della guerra sta valutando solo l’utilizzo di armi convenzionali. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, intervistato da India Today.
Pechino contro le sanzioni e le forniture di armi
Pecnino invece boccia il blocco di beni di altri stati perché “minano la stabilità internazionale” e “l’economia mondiale”. Mentre le forniture di armi “non porteranno pace”. La Cina prende una posizione nettamente contraria a quella occidentale. Lo ha fatto attraverso l’ambasciatore cinese all’Onu Zhang Jun, intervenuto al Consiglio di sicurezza.
“Anche il congelamento arbitrario delle riserve monetarie di altri Paesi – ha detto il diplomatico cinese – violano la sovranità. Va eliminato l’impatto negativo delle sanzioni”. Secondo Pechino la comunità internazionale dovrebbe impegnarsi a fondo per mantenere inalterati gli approvvigionamenti di cibo e energia, così da calmierare i prezzi al consumo e un effetto a catena sull’economia globale. Dalla Cina arriva anche un appello a non inviare armi in Ucraina: “Continuare a farlo – ha aggiunto il rappresentante cinese – non porterà pace, ma renderà ancora più grave la catastrofe umanitaria”. L’appello arriva a poche ore di distanza dall’annuncio americano di un nuovo invio di armi e munizioni a Kiev per contrastare l’offensiva russa in Donbass.