Regole anti Coronavirus, i fedeli protestano. Il vescovo sfila solamente con gli agenti
Dopo le misure restrittive adottate a Barrafranca, in provincia di Enna, per ragioni sanitarie, sono giunte minacce al vescovo di Rosario Gisana, e al sacerdote della chiesa Madre, Benedetto Mallia.
Per questo motivo, ieri pomeriggio, al posto del tradizionale “Trunu”, struttura su cui si inserisce la croce e sotto cui vi sono delle persone che si alternano a portarla, conquistando con degli spintoni il posto sotto la salma, in processione c’è stata solamente la croce, portata dal vescovo Gisana, circondato da poliziotti e carabinieri.
La cosa ha suscitato grande tensione di fronte alla chiesa Madre, dove c’erano un centinaio di poliziotti, quando qualcuno dei presenti tra la folla ha iniziato a urlare: “Vergogna“. «Abbiamo predisposto un semplice servizio d’ordine, come la situazione richiedeva e abbiamo ricevuto il plauso di molti cittadini», ha spiegato il questore di Enna, Corrado Basile.
Eppure sui social si parla di “umiliazione senza fine” perché è stata una festa blindatissima. «Sono sconcertato e sgomento » è il commento su Facebook del farmacista Giuseppe Mattina. «Volevamo venerare Gesù e non volevamo finti paladini antimafia in cerca di notorietà, né novelli don Abbondio».
La tensione a cui si è assistito ieri è in realtà l’esito di diversi giorni di consultazioni tra gli organizzatori della festa, il comitato portatori e il parroco. Nonostante si fosse prospettata l’impossibilità di far uscire il Trunu a causa del timore che potessero crescere i casi covid, i portatori volevano che a questo punto la processione, invece che in via ridotta, non avesse proprio luogo. In chiesa ci sono state grosse liti per cui si era deciso di blindare la festa.