Le parole della storica politica del Centro-sinistra hanno irritato una deputata ucraina collegata con la trasmissione di Lilli Gruber.
Poi Rosy Bindi si è scusata e ha precisato meglio le sue intenzioni.
È stata molto cruda Rosy Bindi. Così ieri a Otto e Mezzo, il programma di La7 condotto ogni sera da Lilli Gruber, è calato il gelo in studio quando la storica esponente del Centro-sinistra ha definito l’Ucraina uno “stato-cuscinetto”. Un’espressione abitualmente impiegata dagli analisti di geopolitica ma che ha contrariato un’altra ospite del talk: la giovane e battagliera deputata ucraina Kira Rudik, 36enne leader del partito Golos.
Nel corso della trasmissione, Rosy Bindi ha espresso tutta la sua preoccupazione per l’inasprimento del conflitto. “Purtroppo temo – ha detto – che questa richiesta continua di armi servirà a rendere sempre più cruenta la guerra. Le armi non portano alla fine del conflitto”. E ha aggiunto: “So che stiamo dalla parte giusta, ma ho dubbi sul modo in cui lo stiamo facendo”. “Temo che tanti abbiano un buon motivo per non mettere fine a queste atrocità”, ha detto senza mezzi termini Bindi. C’è infatti, ha spiegato “chi sta traendo vantaggio da queste stragi. La diplomazia non sta lavorando abbastanza”.
Di tutt’altro avviso l’onorevole ucraina Kira Rudik, che prima di entrare in politica era una manager di Amazon. Rudik ha ribadito di non fidarsi delle promesse di Putin e chiede le armi per proteggere la popolazione ucraina dalle violenze russe: “Stupri, uccisioni, atrocità. Che tipo di accordo si può fare con gli artefici di tali orrori? Putin vuole eliminarci dalla Terra e i russi ci definiscono sporcizia”, ha commentato l’esponente di Golos.
Per Rosy Bindi però la questione è più complessa e anche l’Europa ha le sue colpe. Dopo il crollo del muro di Berlino, insiste, sono stati fatti diversi errori. In primo luogo, spiega, “in quegli anni avremmo dovuto evitare di sentirci vincitori“. E, aggiunge, “invece di creare una dipendenza energetica dalla Russia, avremmo potuto scegliere un atteggiamento dialogante ed evitare che il mondo diventasse un’unica potenza”. La fondatrice del PD ricorda che “l’Europa, nella Nato e nell’Occidente, dovrebbe ricordarsi di avere una sua storia, un suo percorso, una sua identità”. Certo, dice, “sono Biden e Putin a doversi mettere d’accordo”. Ma anche “l’Europa ha il compito, però, di fare la sua parte”, aggiunge.
L’esponente cattolico-democratica ha poi auspicato lo sviluppo di “una politica estera e di sicurezza europea e che l’Europa avesse una sua soggettività”. Questo perché, ha continuato, “gli stati-cuscinetto, e l’Ucraina doveva essere questo, dopo il 1989, sono delicati“. Noi europei, incalza Bindi, “non siamo stati in grado di tutelarli. La responsabilità è nostra”.
A sentire queste analisi lucide ma estremamente crude, l’onorevole ucraina, coinvolta in prima persona, ha risposto piccata: “È veramente doloroso sentire definire il proprio Paese uno Stato-cuscinetto“, ha replicato. “Noi vogliamo far parte dell’Unione Europea e stiamo combattendo per questo. È il motivo per cui la guerra è iniziata”, ha ricordato. La Russia voleva arrestare l’espansione dell’Unione Europea e della Nato, ecco perché ha lanciato la guerra, spiega la deputata ucraina.
A quel punto Rosy Bindi si è scusata e ha precisato meglio il suo pensiero: “Le porte dell’Unione europea sono sempre aperte per l’Ucraina. Mi scuso. Ho usato quel termine per indicare una sorta di neutralità, ma io voterei per l’entrata dell’Ucraina nell’Unione Europea”, ha concluso la politica italiana.
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