In una riunione convocata per parlare delle nuove sanzioni, Putin ha spiegato la strategia economica della Russia per rendersi indipendente dall’Occidente.
Una riunione convocata al solo scopo di discutere delle sanzioni occidentali e di come quello dell’Unione Europea al momento, sia un semplice bluff. Vladimir Putin continua a “gestire” giorno per giorno il conflitto in Ucraina, accusando le nazioni occidentali di voler estromettere Mosca dagli scambi economico-commerciali infrangendo le procedure previste dal diritto internazionale. Non fosse che, come ha spiegato il leader russo, “adesso non c’è possibilità di sostituire il gas russo in Europa”.
Ed effettivamente Putin ha ragione. Non bisogna dimenticare che quando la settimana scorsa, sull’onda emotiva delle immagini del massacro di Bucha, sia la Germania che l’Ungheria si sono opposte a delle sanzioni che contemplassero un nuovo embargo sul gas. Anche perché, come ha spiegato il ministro dell’economia tedesco, la sua nazione ha bisogno di almeno due anni per essere indipendente dalle forniture di gas della Russia. E andare allo scontro aperto adesso con Mosca rischia di far sprofondare il vecchio continente in un crisi economica ed energetica come mai se ne sono viste nella storia moderna. Un veto, quello della Germania che ha fatto infuriare il premier ucraino Zelensky, che non si sente abbastanza supportato in questa guerra dalla comunità internazionale. Per Putin al contrario “i Paesi europei parlano di tagliare le forniture russe e così facendo destabilizzano il mercato e fanno salire i prezzi per i propri cittadini. Loro stessi infatti ammettono di non poter fare a meno delle risorse energetiche russe, incluso il gas naturale, semplicemente perché non ci sono alternative ragionevoli per l’Europa in questo momento”.
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Un vero e proprio avvertimento all’Europa, anche perché gli Stati Uniti e altre nazioni come l’Algeria possono anche fornire un quantitativo di gas all’Ue che permetta quantomeno di contenere danni e carenze sul gas, ma il costo sarà inevitabilmente più alto per i consumatori. Ed è su questo che sta facendo leva Putin: mostrare alla popolazione occidentale come la risposta dell’Occidente all’invasione russa dell’Ucraina, si stia trasformando in un vero e proprio suicidio economico. Di sicuro, come ha fatto notare di recente anche Marco Travaglio, Biden ha tutti gli interessi possibili affinché questa non sia una guerra lampo, e continui a restare uno scontro che renda indelebile il distacco tra l’Europa e Mosca.
Putin ha poi spiegato come la Russia si riorganizzerà in seguito alle sanzioni: si costruiranno delle nuove infrastrutture e una nuova filosofia economica che sposti l’asse verso l’Oriente: “È necessario accelerare l’attuazione di progetti infrastrutturali – ferroviari, oleodotti e porti che nei prossimi anni consentiranno di reindirizzare le forniture di petrolio e gas da Ovest verso mercati promettenti, a Sud e ad Est”. Ma Mosca guarda anche oltre, per un nuovo piano industriale “per espandere le infrastrutture di esportazione verso i Paesi dell’Africa, dell’America Latina e della regione Asia-Pacifico”. Il conflitto in Ucraina sembra aver aperto una nuova era della geopolitica mondiale, e dato inizio a quel declino dell’Occidente di cui filosofi e politologi parlano ormai da anni.
Se lo scontro tra Russia e Usa era per certi versi inevitabile da un punto di vista storico, quello con il vecchio continente era meno scontato, visto la fortissima interdipendenza economica sviluppata con il Cremlino in questi anni. Ma il punto è che ormai i paesi emergenti sembrano pronti per prendersi la scena. Fino ad adesso l’Ue ha goduto di un potere contrattuale nella politica internazionale immenso, se paragonato all’esiguo numero di abitanti.