Il reddito di base universale promette di cambiare il volto dell’Europa e gli italiani lo chiedono con forza mentre il Paese rischia di sprofondare in una nera recessione.
In Italia ormai si parla chiaramente di recessione. Nelle carte del Governo ci si prepara all’impatto di questa minaccia e anche la Banca d’Italia dice che se la Russia dovesse chiudere i rubinetti del gas ci sarebbero 2 anni di recessione.
Ma al di là della questione del gas sono molti gli osservatori internazionali che ritengono molto probabile la recessione nel nostro Paese. L’Italia socialmente è un paese fragilissimo.
4 milioni di utenze a febbraio non sono riuscite a pagare le bollette e secondo Caritas e Cgia di Mestre ben 11 milioni di Italiani sono a forte rischio povertà assoluta. Anche se non ce ne vogliamo rendere conto il nostro Paese oggi non è molto diverso da quello dei film del Neorealismo.
Se andiamo oltre le immagini patinate che ci scivolano sugli Smartphone proposte da Instagram o da altri social network, siamo un Paese con una notevole percentuale della popolazione in miseria. L’indebitamento medio delle famiglie italiane è pari a €22.000 per ogni nucleo familiare. Se davvero la recessione arriverà sarà un’autentica bomba e ci ritroveremo milioni di italiani che letteralmente non sapranno come mangiare. In questo scenario oggettivamente disastroso, cresce in maniera straordinaria la consapevolezza in Italia del bisogno del reddito di base universale.
Lo testimoniano i numeri della raccolta di firme per la richiesta del reddito di base universale all’Unione Europea: in questi ultimi giorni è schizzata in alto e l’Italia è oggi addirittura al 55% della soglia minima. Il reddito di base universale può essere la più grande rivoluzione dello stato sociale da decenni a questa parte. Se ormai il diritto inalienabile allo studio e alla salute sono riconosciuti sostanzialmente in tutti i paesi d’Europa, il diritto ad un reddito minimo per vivere ancora non lo è. Secondo molti economisti ed intellettuali questa è una gravissima pecca e va colmata al più presto.
Una delle motivazioni forti a sostegno del reddito di base universale è il fatto che i posti di lavoro vadano progressivamente diminuendo a causa della robotizzazione e dell’informatizzazione. La sola auto a guida autonoma cancellerà milioni di posti di lavoro tra tassisti ed autotrasportatori. È un fenomeno realmente globale ed infatti in Europa stanno partendo tanti progetti pilota per cercare di introdurlo finalmente. La raccolta di firme per l’introduzione del reddito di base è l’opzione sicuramente più veloce per vedere riconosciuto questo diritto pienamente a tutti i cittadini europei e quindi anche italiani.
Se si dovesse raggiungere il milione di firme sull’apposito sito dell’Unione Europea entro il 25 giugno di quest’anno, il Parlamento Europeo potrebbe far diventare legge il reddito di base universale e garantirlo a tutti. Il reddito di base universale è una misura molto diversa dal reddito di cittadinanza perché prescinde dalla ricerca del lavoro e dalla situazione economica e secondo molti economisti la sua adozione sta diventando particolarmente urgente a causa della grave crisi nella quale stiamo entrando.
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