Il generale dell’Arma dei Carabinieri commenta la sentenza dell’ultimo grado di giudizio che ha condannato due militari per la morte di Stefano Cucchi.
I condannati in via definitiva, ha ribadito, saranno espulsi dall’Arma a perderanno lo status militare.
“Una vittoria ed è un’affermazione dello Stato di diritto di cui l’Arma è sempre stata garante“. Così, intervistato dalla ‘Stampa’, il comandante generale dell’Arma dei carabinieri Teo Luzi, definisce la sentenza della Cassazione sulla morte di Stefano Cucchi. Il 4 aprile la Corte ha condannato in via definitiva due carabinieri a 12 anni di carcere per omicidio preterintenzionale.
Una sentenza arrivata alla fine di un lungo iter giudiziario. Che però, commenta Luzi, “non risarcisce nessuno”. Resta infatti, spiega, “il dolore di tutti. Per primo, quello della famiglia Cucchi, alla quale esprimo ancora una volta la mia sentita vicinanza”. Quanto agli altri carabinieri coinvolti a diverso titolo nei due distinti processi per la vicenda Cucchi, il generale auspica “una rapida definizione delle loro posizioni”.
Il generale Luzi ricorda che i carabinieri definitivamente condannati verranno espulsi dall’Arma spiegando che ”perderanno lo status militare, già in applicazione delle pene accessorie di interdizione perpetua dai pubblici uffici”. Mentre “gli otto militari condannati in primo grado, a seguito del loro rinvio a giudizio, sono stati trasferiti da incarichi di prestigio e funzioni di particolare responsabilità a incarichi d’ufficio”.
“Si tratta – ha detto – dello stesso tipo di provvedimento adottato in casi analoghi da altre amministrazioni dello Stato e che garantisce, fino al giudicato, l’assenza di qualsiasi vulnus nell’esercizio delle funzioni svolte”.
Per due dei militari accusati di falso nel processo di appello-bis potrebbe scattare la prescrizione. C’è chi parla di ingiustizia. Su questo punto Luzi chiarisce di auspicare una sentenza di merito. Tanto più che parliamo di fatti particolarmente gravi che chiedono una sentenza definitiva e chiarificatrice. Un’esigenza sentita nell’Arma, dalle parti del processo e dall’opinione pubblica.
D’altro canto, aggiunge il generale dei carabinieri, è altrettanto vero che “i meccanismi della prescrizione sono parte integrante del rito processuale, per cui ritengo che definirla un’ingiustizia sarebbe una contraddizione in termini”. “In democrazia il rispetto delle regole è d’obbligo“, aggiunge Luzi. Ad ogni modo, tiene a ribadire, anche in caso di prescrizione per alcuni degli imputati l’Arma accerterà le responsabilità disciplinari sulla base delle evidenze processuali.
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