Vaccini Covid, il sindacato dell’esercito italiano chiede chiarezza al governo sugli effetti avversi

La Segreteria Nazionale dell’Esercito denuncia le discriminazioni subite dal personale non vaccinato e chiede chiarezza sui decessi post vaccino. 

“La “Segreteria Nazionale Esercito” della Federazione Lavoratori Militari (FLM) il 14 febbraio 2022, ha inoltrato, alle autorità competenti, una istanza volta a conoscere i meri dati numerici relativi ai decessi, alla percentuale del personale vaccinato, ai relativi ed eventuali effetti collaterali causati dagli stessi ed all’andamento dell’infezione da coronavirus tra la popolazione militare “Esercito”. Non ottenendo alcuna risposta, il 25 marzo 2022, ha inoltrato un sollecito/mancato riscontro, del quale a tutt’oggi attendiamo una risposta»”

Ansa

Questo il comunicato redatto a fine marzo dalla Federazione dei Lavoratori Militari. 

La firma è del segretario nazionale Pietro Angelo De Ruvo, a capo di un sindacato che ormai da mesi protesta contro l’introduzione dell’obbligo vaccinale e del green pass all’interno delle forze dell’ordine. 

Un appello al governo che va a toccare uno dei temi, delle imposizioni prese durante la pandemia, che hanno diviso, o forse sarebbe corretto dire lacerato, il nostro paese come forse mai accaduto in passato. In particolar modo per quelle categorie, come medici, insegnanti e forze dell’ordine, che sul vaccino non hanno avuto scelta. 

Si dice spesso che proprio il settore delle forze armate, è quello che dovrebbe avere meno da ridire, obiettare sul tema: loro che con l’obbligatorietà di certe vaccinazioni, o di certe imposizioni in generale estranee alla vita civile,  hanno a che fare dal momento stesso in cui fanno il loro ingresso nel mondo militare. Ma d’altronde, il comunicato non è certo un attacco, una presa di posizione politica contro la campagna vaccinaleI militari chiedono maggiore chiarezza sui dati “relativi ai decessi, alla percentuale del personale vaccinato, ai relativi ed eventuali effetti collaterali causati dagli stessi”.Una richiesta probabilmente nasce da alcuni casi che si sono verificati in Italia, nel corso della campagna vaccinale, e che evidentemente non sembrano più lasciare tranquillo una parte del mondo militare. È iniziata probabilmente con la morte del maresciallo Pietro Taurino, quando la magistratura nella sua relazione finale ha attestato la correlazione tra il decesso e la vaccinazione. Vicenda che però non poteva avere alcun tipo di risvolto giudiziario a causa dello scudo penale inserito dal Governo Draghi al momento dell’introduzione degli obblighi. 

Molto duro l’attacco che il segretario dell’esercito italiano riserva poi al clima altamente discriminatorio e destabilizzante che il governo ha creato intorno al personale non vaccinato. Discriminazioni che Riva definisce “palesi”  e altamente lesive dei diritti costituzionali: “Incidono sulla libertà diretta e indiretta, nell’accesso al lavoro, nel trattamento e nelle condizioni di lavoro, nella formazione professionale, nelle promozioni e nella sicurezza sul luogo di lavoro, vi è da sottolineare che, i militari che accedono al posto di lavoro con un tampone effettuato ogni 48 ore, danno molta più fiducia e sicurezza”

Fa riflettere che una categoria, educata per essere esecutori fedeli delle direttive governative in tema di sicurezza, metta in aperta discussione un obbligo disposto da quello stesso stato di cui sono servitori. 

E che oltretutto, chiede adesso di stabilire con precisione, quanti danneggiati o morti possano esserci all’interno dell’esercito. Un’accusa indiretta ad eventuali responsabilità che tra le righe, sembra chiaro vengano imputate direttamente al governo Draghi.

Gestione cookie