Il gup ha emesso la condanna per i reati di associazione mafiosa e concorrenza illecita
Il gup di Napoli, Ivana Salvatore, ha emesso una condanna a sette anni di carcere, con l’attenuante che solitamente si riconosce ai pentiti, nei confronti di Walter Schiavone, secondo figlio del leader dei Casalesi Francesco Schiavone, soprannominato “Sandokan”.
Il processo si è svolto con rito abbreviato e riguardava l’imposizione di prodotti a ditte del settore caseario tra Napoli e Caserta. Il magistra ha condannato inoltre, a 12 anni e 8 mesi di reclusione, A. Diana e A. Bianco e a 2 anni e 8 mesi N. Baldascino.
Schiavone, Bianco e Diana, sono stati considerati rei di associazione mafiosa e concorrenza illecita. Baldascino è stato condannato solo per concorrenza illecita. Durante il processo, Schiavone ha confessato di aver cominciato con il business delle mozzarelle negli anni 2000 con un altro membro del clan, Roberto Vargas (pentito).
Schiavone ha detto di aver incontrato un altro esponente del clan, Filippo Capaldo, nipote del boss Zagaria che secondo la direzione antimafia avrebbe monitorato tramite impresari in combutta, parecchi supermercati. Schiavone voleva imporre i suoi prodotti caseari in un’attività commercile riconducibile a Capaldo così i due boss fecero diversi incontri, e si misero d’accordo.
Schiavone e i suoi complici, usando il nome del clan, compravano latticini a poco prezzo dai caseifici e poi li imponevano alle ditte di quell’ambito, tra Caserta e Napoli.