Scopre delle merendine in caserma: sergente sferra calcio alla recluta

Il sergente ha punito la recluta sotto gli occhi dei suoi colleghi. Condanna a 5 mesi e dieci giorni per il sergente

Un sergente ha obbligato dapprima i suoi soldati a compiere diverse flessioni, e poi ha dato un calcio al torace a una delle reclute. Tutto questo per aver scoperto che avevano portato delle merendine in caserma. Per questa ragione il sergente si è beccato una condanna dal tribunale militare di Verona a 5 mesi e 10 giorni di reclusione militare per violenza contro un suo inferiore.

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A confermare la sentenza la Cassazione, che ha anche rigettato il ricorso del sotto ufficiale. Il fatto risale al 14 dicembre 2017. La recluta che ha subìto i calci del sergente ha detto che quel giorno il Comandante di compagnia aveva ordinato un controllo e il sergente aveva trovato in un armadietto «un pacchetto di merendine, genere vietato dai regolamenti interni».

A quel punto, il sergente ha disposto che tutti i soldati «presenti in camerata» facessero «dei piegamenti sulle braccia». Ma da quanto afferma l’accusa, uno dei soldati non sarebbe riuscito a svolgere il compito in modo corretto, e il superiore lo avrebbe avvisato dicendo:«Non sai che posso diventare più cattivo». E immediatamente dopo «lo colpiva con un calcio al costato».

Il sergente gli avrebbe dato un forte calcio, sotto gli occhi delle altre reclute della camerata che però hanno detto di non aver visto il loro superiore sferrare il calcio poiché «intenti a realizzare l’esercizio fisico punitivo» ma hanno confermato che, poco dopo, si sono resi conto che il loro commilitone era sofferente.

Quando ha testimoniato, la recluta ha raccontato che in precedenza non aveva avuto alcun problema col sergente e «di non essersi recato immediatamente dopo il fatto in ospedale, perché temeva, nel caso gli fossero dati dei giorni di prognosi, di non poter partecipare al giuramento che era previsto per il giorno successivo».

Dopo la cerimonia aveva avuto l’opportunità di un weekend libero con la sua famiglia e così ha raccontato tutto a suo padre. Il 19 dicembre 2017, il ragazzo come richiesto dai superiori si era recato al pronto soccorso di Verona e lì i medici avevano rilevato nel referto, la contusione al torace, considerata guaribile in un paio di giorni.

Negli ultimi 5 anni, il sergente ha rigettato ogni addebito e, nel corso delle udienze di fronte ai giudici, i suoi legali hanno messo in evidenza come non vi sia stato alcun testimone che abbia saputo dare conferma con esattezza in merito al fatto del calcio al costato.

Il tribunale militare di Verona e il tribunale militare d’Appello di Roma, hanno considerato credibile quanto ricostruito dal giovane considerando prove e testimonianze, dato che i colleghi della recluta erano riusciti ad accorgersi delle «immediate conseguenze del gesto».

Stessa tesi confermata dalla Corte Suprema che nei giorni scorsi ha depositato il verdetto in cui è scritto che il ricorso dell’imputato viene rigettato in quanto non ammissibile. Oltre alla suddetta condanna (sospesa),  il sergente sarà costretto a sborsare 3mila euro come multa.

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