Al primo round delle elezioni presidenziali, il 42% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni si è astenuto dal voto, segnando un record di astensionismo
Boom di astensionismo alle presidenziali francesi, dove il 42% dei giovani tra i 18 e i 24 anni si è astenuto dal voto, creando un record di astensionismo in confronto alla percentuale globale del 25,2%.
Media e analisti francesi si dicono preoccupati per l’astensionismo da parte dei giovani, che è aumentato in modo vertiginoso, il che mostra come vi sia un enorme disinteresse riguardo alla politica, che tuttavia, viene invece controbilanciato da altre forme di impegno sociale.
Se ieri fossero stati gli unici a votare, i giovani avrebbero mandato al ballottaggio Le Pen e Mélenchon, invece di Le Pen e Macron. Da quanto si apprende da un sondaggio Ipsos, i 18-24 anni hanno votato per il 31% il leader della sinistra radicale, il 26% di loro avrebbe dato voti al capo del Rassemblemen national, mentre Macron, avrebbe subìto l’esclusione dal secondo turno.
«Le Pen se la cava bene poiché è riuscita a mettere avanti le sue misure sul potere d’acquisto, il tema che più preoccupa i giovani», ha detto Mathieu Gallard, direttore Ipsos.
«Tra i giovani osserviamo un movimento piuttosto forte di disaffiliazione politica. L’astensionismo sistematico è in aumento e più di un terzo pensa che votare non serve a molto», ha osservato il sociologo Olivier Galland,, direttore Cnrs.
Ma la richiesta di democrazia diretta o partecipativa aumenta, perché i giovani votano maggiormente quando hanno un interesse da tutelare, che equivale a un corteo in piazza o a firmare una petizione. «Il livello di istruzione progredisce e hanno molte più chiavi per capire il mondo politico, quindi giudicare i candidati. Hanno uno sguardo più critico, motivo per cui anche cambiano più spesso idea su chi votare» ha commentato ancora Galland.
La perdita del senso di partecipare al voto che si evince dall’astensionismo dei giovani francesi desta preoccupazione, in quanto secondo gli analisti a lungo termine andrà ad attaccare la stessa struttura democratica. Addirittura, un sondaggio dell’Istituto Montaigne mostra che per il 51% degli intervistati, un governo democratico «non è poi così importante».
Un esito che rispecchia un “preoccupante calo dell’attaccamento alla democrazia“, come spiega ancora Galland. Nonostante questo, anche se hanno snobbato il sistema politico, i giovani restano molto interessati alle questioni inerenti la società, e in particolare l’ambiente. «È un divario, una spaccatura paradossale, segno che l’offerta politica non funziona più. L’esempio più eclatante è che il forte impegno per l’ambiente tra i giovani non si è tradotto in un voto a sostegno di Yannick Jadot né in una maggiore prossimità al partito EELV, a riprova dello scredito diffuso del mondo della politica», ha chiosato il ricercatore.
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