Secondo il consigliere di Putin quella della Russia è una guerra di sopravvivenza contro l’aggressività espansionistica degli Usa attraverso la Nato e gli alleati occidentali.
E avverte: la guerra potrebbe allargarsi all’Europa. La «pace eterna» vagheggiata dagli europei non durerà per sempre.
Sergey Karaganov non è un personaggio qualsiasi. Consigliere presidenziale per la politica estera sia sotto Yeltsin che con Putin, oggi è alla guida del Centre for Foreign and Defense Policy di Mosca. Ma è ancora molto vicino sia al presidente russo che al ministro degli Esteri Sergey Lavrov. È lui il teorizzatore di quella è che nota come «dottrina Putin», che assegna a Mosca un ruolo da “potenza tutrice” delle minoranze russe delle repubbliche ex sovietiche.
Nel 2019 Karaganov aveva già teorizzato l’invasione dell’Ucraina. Ieri ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della sera nella quale il consigliere di Putin espone senza giri di parole quelli che potrebbero diventare gli scenari geopolitici prossimi venturi. Dal suo punto di vista – condiviso, dice, dalla stragrande maggioranza dei russi – quella della Russia è una guerra di sopravvivenza contro l’aggressività della Nato. L’Ucraina, sotto questo punto di vista, non è altro che una «punta di diamante della Nato». In altre parole Kiev sarebbe già integrata di fatto nella strategia geopolitica della Nato, farebbe parte di quei paesi – in genere gli ex satelliti sovietici – ai quali è stato “appaltato” il contenimento dell’Orso russo. Tattica solo apparentemente difensiva. In realtà aggressiva, ma a rilascio lento, come un muro che avanza lentamente ma costantemente.
Karaganov: Ucraina è la «punta di diamante» della Nato per colpire la Russia
Già nel 2008, spiega Karaganov, esisteva «un piano di rapida adesione» dell’Ucraina alla Nato. Ma fu stoppato dalla resistenza russa e dalla contrarietà di Germania e Francia. «Ma da allora l’Ucraina è stata integrata nella Nato», afferma Karaganov. «È stata riempita di armi e le sue truppe sono state addestrate dalla Nato, il loro esercito è diventato sempre più forte». Inoltre in Ucraina si è sviluppato un nazionalismo aggressivo. In sostanza, sostiene il consigliere di Putin, «l’Ucraina è stata costruita dagli Stati Uniti e altri Paesi Nato come una punta di diamante, forse di aggressione o almeno di pressione, per avvicinare la macchina militare occidentale al cuore della Russia».
L’esperienza degli ultimi trent’anni, dalla guerra dell’ex Jugoslavia a quelle in Iraq e in Libia, tutte guerre condotte da paesi Nato, ha mostrato che la Nato non è affatto un’alleanza difensiva. Al contrario, «questo allargamento è quello di un’alleanza aggressiva», dice Karaganov, che paragona l’espansionismo occidentale a un «cancro», a una «metastasi» da fermare. La guerra in Ucraina è stata «inevitabile», dice. Una logica brutale nella sua estrema semplicità: «colpire per primi, prima che la minaccia diventasse ancora più letale».
Sempre più plausibile l’allargamento del conflitto ucraino
In altre parole, la Russia contesta l’ordine internazionale scaturito dalla caduta del Muro di Berlino. Un ordine fondato sull’espansionismo occidentale nell’Europa orientale che per Mosca è sostanzialmente illegittimo: «Non dobbiamo riconoscere un ordine costruito contro la Russia», sostiene Karaganov. Inizialmente, afferma, «abbiamo cercato di integrarci, ma era una Versailles 2.0». Da qui la necessità per Mosca di «distruggere quest’ordine. Non con la forza, ma attraverso una distruzione costruttiva rifiutando di parteciparvi». La decisione di usare la forza è scattata, dice, «quando la nostra ultima richiesta di fermare la Nato è stata respinta».
Ma Karaganov si spinge anche oltre e confessa di ritenere «sempre più probabile» l’escalation della guerra e il suo allargamento ad altri paesi europei. Gli Usa e i suoi alleati continuano ad armare l’Ucraina. «Se va avanti così – avverte il consigliere del Cremlino – gli obiettivi in Europa potrebbero essere colpiti o lo saranno per interrompere le linee di comunicazione». Se ciò si verificasse, «allora la guerra potrebbe vivere un’escalation». Una eventualità, ammonisce Karaganov, «sempre più plausibile».
I punti per un accordo di pace in Ucraina
Verso la fine dell’intervista Karaganov mette nero su bianco i punti sui quali si potrebbe raggiungere un accordo per il cessate il fuoco in Ucraina. Kiev deve diventare un «cuscinetto pacifico», uno stato neutrale e demilitarizzato sul modello dell’Austria e della Svizzera. Una neutralità garantita da potenze esterne, inclusa naturalmente la Russia, dove «nessuna esercitazione militare dovrebbe aver luogo nel paese se uno dei garanti è contrario».
In ultimo, Karaganov avverte anche il nostro paese mettendolo di fronte a una dura realtà: la «pace eterna» sognata dagli europei è stata costruita svendendo agli americani la gestione della propria sicurezza. Ma il mondo sta diventando un posto sempre più pericoloso. E dunque non restano molte alternative: o continuare ad appaltare a Washington la sicurezza esterna o riarmarsi. Il problema è: armarsi contro chi? «Contro la Russia?», si chiede – o meglio ci chiede – Karaganov. «Beh, sarebbe una follia», conclude. Messaggio forte e chiaro.