Fatima, la bambina di tre anni morta lo scorso gennaio presso l’Ospedale Regina Margherita di Torino, dopo essere precipitata dal balcone di un appartamento in via Milano non sarebbe caduta accidentalmente.
La posizione del patrigno Mohssine Azhar, di 32 anni, quindi, si aggrava ulteriormente. L’accusa, ora, è di omicidio volontario.
Resta in carcere Mohssine Azhar, il patrigno di Fatima, la bambina morta dopo essere precipitata dal balcone di un appartamento in Via Milano, a Torino. I giudici hanno emesso nei confronti del 32enne una nuova ordinanza di custodia cautelare per omicidio volontario. Inizialmente, l’accusa era di omicidio colposo.
La difesa del patrigno
Mohssine Azhar continua a dichiarare la propria innocenza. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, al gip Agostino Pasquariello dichiarò: «Giocavo con Fatima sul balcone. La lanciavo in aria e la riprendevo, con la madre che ci guardava da sotto. Non so come sia potuto accadere».
Fatima avrebbe raggiunto da sola l’appartamento del patrigno che si trova sopra quello della madre. All’arrivo della bambina, Mohissine Azhar si trovava con alcuni suoi amici e, come lui stesso ha dichiarato, aveva bevuto e fumato hashish. Allo stesso tempo, però, sostiene di non aver mai perso la lucidità se non nel momento in cui Fatima è precipitata dal balcone.
La reazione della madre
La madre di Fatima, Lucia, ha assistito alla terribile scena. Si trovava sul suo balcone quando la sua bimba è precipitata di sotto. Lucia – come racconta anche una testimone – avrebbe iniziato ad urlare contro il patrigno di Fatima: «La mia bambina! È colpa tua! È colpa tua».
Lucia Chinelli ha accusato apertamente il suo compagno dicendo che «avrebbe ucciso di proposito Fatima perché arrabbiato» a seguito di una discussione.