Boris Becker, dal tennis alla bancarotta fraudolenta: ora rischia fino a 6 anni di carcere. L’ex tennista tedesco è stato dichiarato colpevole di 4 capi d’accusa su 24. Udienza fissata per il 29 aprile.
Nel 1985, quando era ancora un diciassettenne scapestrato, diventò il più giovane giocatore di tennis maschile a vincere una finale di Wimbledon. Dopo una lunga carriera (è stato sei volte vincitore di tornei del Grande Slam) ha attaccato la racchetta al chiodo, Boris Becker, sebbene il suo buon umore e la sua colorata vita amorosa non lo hanno mai fatto allontanare troppo dagli occhi del pubblico. Oggi però, l’uomo una volta soprannominato “Boom Boom” per il suo servizio potente e aggressivo, non solo è in bancarotta (nonostante un tempo avesse una fortuna di quasi 40 milioni), ma è stato ritenuto colpevole di quattro reati ai sensi della legge sull’insolvenza.
Nelle score ore si è tenuto il processo all’ex tennista tedesco Boris Becker, il quale è stato giudicato colpevole di bancarotta fraudolenta dalla Southwark Crown Court, a Londra. Con il fallimento dichiarato nel 2017, è stato accusato di aver occultato al fisco i proventi ottenuti da Wimbledon e dagli Australian Open, diverse proprietà immobiliari situate tra Londra e la Germania, e ben 1,3 milioni di euro in asset.
Dichiarato colpevole di 4 capi d’accusa su 24 totali, ora rischia una condanna fino a sei anni di carcere. L’udienza di condanna è fissata al 29 aprile prossimo. Accusato di aver nascosto trofei e medaglie vinti nella sua carriera, tra i premi “spariti” vi sarebbero tre coppe di Wimbledon, due dell’Open di Australia e la medaglia d’oro delle Olimpiadi 1992, portata a casa grazie al doppio con Michael Stich. L’ex tennista tedesco, però, è reo anche di non aver dichiarato due immobili in Germania, gli interessi di un appartamento a Londra e di non aver dichiarato un prestito da 825mila euro.
L’attuale caso giudiziario, comunque, non è stato però il primo scontro di Becker con la legge: già nel 2002, infatti, un tribunale di Monaco lo condannò a due anni di reclusione con sospensione della pena, e una multa di 300.000 euro per evasione fiscale di circa 1,7 milioni di euro. Allora, come oggi, Becker ha provato a difendersi davanti alla corte, sostenendo di aver sbagliato sì, ma di non averlo fatto consapevolmente. Secondo quanto viene riportato dal The Guardian, l’ex tennista ha raccontato di essere stato costretto a rinunciare alla sua carriera a causa dello stress che le indagini delle autorità fiscali sul suo caso gli avevano provocato.
“Il tennis è un gioco molto psicologico e devi essere libero da paure e preoccupazioni, così da concentrarti su ciò che verrà dopo”, ha detto alla corte, descrivendo un’irruzione del 1998 nella sua casa di Monaco (allora abitata dai suoi genitori). Suo padre, che già conviveva con il cancro che lo ha infine ucciso, era stato tenuto segregato in casa per sei ore dalla finanza, che gli avevano anche impedito di recarsi a una visita medica. L’ex campione, però, non pare abbia appreso la lezione – tanto da rischiare, ancora una volta, di finire dietro le sbarre.
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