Ucraina, le atrocità della guerra e il dovere di testimoniarle per quello che sono [VIDEO]

Come in ogni guerra, gli orrori non sono da una parte sola. La testimonianza di un giornalista italiano in Ucraina.

La differenza tra raccontare i fatti e propagandare una “verità ufficiale”.

Maurizio Vezzosi, il freelance italiano che ha scattato la foto della donna torturata e uccisa da Azov a Mariupol – Meteoweek

C’è una delle foto del conflitto ucraino che sta facendo il giro del mondo. È la cruda immagine di un corpo martoriato: il cadavere di una donna torturata e brutalmente uccisa. Sul suo ventre, tra i segni di ferite da taglio e le ustioni, campeggia una svastica. Incisa dai suoi aguzzini.

A scattare quella foto è stato un reporter italiano: l’aretino Maurizio Vezzosi, 32enne giornalista freelance. Quell’immagine, spiega Vezzosi a Non è l’Arena di Massimo Giletti, viene da una scuola di Mariupol. Una scuola occupata dal battaglione Azov, la milizia paramilitare ucraina di orientamento neonazista. Lasciando al suo interno, come segno del suo passaggio, atrocità come queste.

Vezzosi: il giornalismo dev’essere obiettivo

La foto scattata da Vezzosi, al centro la svastica chiaramente visibile a testimoniare la matrice ideologica dell’orribile delitto – Meteoweek

Una immagine che alcuni definiscono di “propaganda”, fa osservare Giletti. Ma Vezzosi replica: “Si potrebbe dire anche al contrario. Io credo che un buon giornalismo dovrebbe cercare sempre di essere obiettivo. Mentre invece mi pare che lo spettacolo a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane in Italia sia stato di carattere un po’ diverso”.

Il giornalista, in sostanza, non deve piegarsi a narrazioni partigiane – filorusse o filoucraine in questo caso – o fare il propagandista di “verità ufficiali”. Come se ci fossero atrocità di serie A e di serie B. Un giornalista deve riportare i fatti, anche quando sono scomodi. Anzi, soprattutto quando sono scomodi.

Un vecchio adagio attribuito a Eschilo dice che in guerra la verità è la prima vittima. E la prima verità è quella dei fatti. Ai fatti deve pensare il giornalista. Un giornalismo senza i fatti diventa semplicemente propaganda. È questa la semplice, ma costosa verità che ci ricorda Vezzosi.

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