Omicidio di Scarperia, la Corte Europea condanna l’Italia: non ha protetto donna da marito omicida

A distanza di quattro anni dalla terribile tragedia di Scarperia, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo condanna l’Italia per non aver protetto Annalisa Landi e i suoi figli dal marito omicida. 

Annalisa Landi aveva denunciato più volte il suo ex marito, Niccolò Patriarchi, già conosciuto alle Forze dell’Ordine per dei precedenti penali. Denunce che, però, sono rimaste inascoltate.

Annalisa Landi – Meteoweek

L’Italia, dopo la condanna della Corte Europea di Strasburgo, dovrà risarcire Annalisa Landi di 32 mila euro.

L’omicidio

È il 14 settembre del 2018 e sono da poco passate le ore 20 quando Niccolò Patriarchi, dopo una furibonda lite con la sua ex compagna, Annalisa Landi, allora 30enne, con una coltellata uccide il figlio Michele. Michele che aveva compiuto da pochi giorni un anno.

L’omicidio è avvenuto davanti agli occhi della figlia più grande che aveva soli 7 anni. Patriarchi avrebbe cercato di uccidere anche lei, ma non ci sarebbe riuscito perché Annalisa Landi avrebbe fatto da scudo con il suo corpo. Annalisa ha riportato delle gravi ferite alla testa e alle braccia. A ritrovare il corpo di Michele ricoperto di sangue e privo di vita fu la nonna. All’arrivo dei soccorsi, Patriarchi si trovava ancora in casa e aveva in mano il coltello utilizzato per uccidere Michele e ferire la ex moglie.

L’orrenda vicenda è avvenuta in una casa isolata nel comune di Scarperia, in provincia di Firenze.

Fu Annalisa stessa a raccontare quanto accaduto quella sera. Alla base dell’ingiustificata reazione di Niccolò Patriarchi ci sarebbe la gelosia. Annalisa Landi racconta di aver ricevuto una chiamata di lavoro alla quale lei ha risposto e, subito dopo, Patriarchi le avrebbe tolto dalle mani il cellulare senza più ridarglielo. Patriarchi ha poi impugnato il coltello e si è diretto verso Annalisa, con in braccio il figlio Michele e la figlia di 7 anni, che si trovavano sulla terrazza. Non avendo il cellulare, non poteva chiedere aiuto ma i genitori di lei sentendo le urla si sono precipitati in casa. In quel momento, però, l’omicidio era già avvenuto.

Le precedenti denunce

Annalisa Landi, oggi 34enne, aveva più volete denunciato Niccolò Patriarchi per maltrattamenti in famiglia. Il rischio che quell’uomo potesse uccidere la compagna e i suoi figli era molto alto. Nonostante ciò, però, lo Stato non è stato in grado di garantire protezione a questa famiglia. I messaggi che il marito le scriveva erano inquietanti: «Mi lasci da solo nel momento del bisogno. Io ti ammazzo i figli, poi vediamo se fai ancora la sbruffona». Questi messaggi risalgono a febbraio 2017. È il 2015, invece, quando la minaccia di sfregiarla con l’acido. Quando Annalisa ha trovato il coraggio di dire basta e di allontanarsi, Petrarchi ha intasato il suo telefono con circa 800 messaggi minatori.

La condanna di Patriarchi

Patriarchi, che è stato ritrovato nella stessa casa in cui ha ucciso il piccolo Michele e tentato di uccidere la figlia di 7 anni e Annalisa Landi, è stato condannato a 20 anni di carcere con rito abbreviato. Il PM, terminata la requisitoria, aveva fatto richiesta di condannarlo all’ergastolo. I giudici, inoltre, hanno riconosciuto a Niccolò Patriarchi l’infermità mentale.

 

 

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