Durante un’audizione in senato, l’avvocato Julian Gillespie ha invitato la politica australiana a riflettere su un’inquietante possibilità.
Julian Gillespie è un avvocato australiano in pensione.
Negli ultimi giorni ha ricevuto l’attenzione dell’opinione pubblica per aver testimoniato in Australia, in un’interrogazione denominata Covid Under Question, fortemente voluta dal senatore Malcom Roberts il 23 Marzo del 2022. Lo scopo era quello di far ascoltare alla politica australiana alcune testimonianze, tra medici, vari esperti ed economisti, che rappresentassero una voce alternativa alla linea dell’esecutivo guidato da Morrison, ponendo alcuni dubbi circa la sicurezza di questi farmaci sperimentali a Mrna che il mondo intero ha deciso di utilizzare per sconfiggere la pandemia.
Gillespie si sta occupando nel suo paese di gestire i procedimenti legali presso la corte federale della nazionale sui possibili rischi per la salute dei vaccini contro il Covid. Il suo intervento è stato particolarmente interessante in tal senso, anche perché ha toccato uno dei “tasti” meno conosciuti quando parliamo di questi ultramoderni farmaci a Mrna.
Gillespie ha invitato infatti i politici australiani presenti al suo intervento, a riflettere sul fatto che in base alle informazioni in nostro possesso, i vaccini a Mrna che sono stati forniti alla popolazione mondiale, potrebbero non essere gli stessi che sono stati sperimentati dalle case farmaceutiche prima della loro approvazione.
“Si diceva che la sperimentazione clinica di Pfizer fosse stata condotta con un’integrità dell’mRNA del 72%… dopo che hanno ottenuto l’approvazione e sono andati alle operazioni commerciali… non sono riusciti a ottenere stabilità sull’integrità dell’mRNA… Nella fretta di tirare fuori questa roba dal porta e approvato, all’improvviso, le agenzie di regolamentazione, la FDA insieme all’EMA insieme all’equivalente inglese, l’MHRA, all’improvviso hanno abbassato il requisito di integrità dell’mRNA, al 50% … non sono stati condotti studi clinici nel rispetto a qualsiasi vaccino, che proponeva solo un’integrità dell’mRNA del 50%. Quindi, non ci sono dati sulla sicurezza rispetto all’integrità dell’mRNA inferiore e non ci sono dati sull’efficacia rispetto all’efficacia dell’mRNA inferiore”.
Questa questione era già stata sollevata nel nostro paese lo scorso anno, grazie ad un’indagine condotta dal programma di giornalismo investigativo Report, che aveva citato delle email interne dell’Ema che erano state rilasciate nel dark web. Qui infatti, in una mail datata 24 Novembre del 2021, un funzionario scriveva di aver riscontrato delle “differenze nel livello di integrità dell’mRna” tra il farmaco utilizzato per le prove cliniche che avevano portato all’approvazione di questo trattamento, e alcuni dei lotti commerciali consegnati dall’azienda dopo l’approvazione. Nella mail si legge come “i vaccini utilizzati negli studi clinici avevano tra il 69% e l’81% di Rna intatto”, mentre i lotti commerciali a cui fa riferimento il funzionario, dopo essere stati analizzati avevano prodotto dei risultati inferiori, con un’integrità dell’Mrna rilevata in media del 59 per cento. La questione è stata fortemente discussa all’interno dell’Ema, al punto che in un report interno del 30 Novembre, il tema viene nuovamente riproposto.
“La comparabilità tra materiale clinico e commerciale non è stata ancora dimostrata, il che solleva incertezze sulla coerenza della qualità del prodotto e quindi incertezze per quanto riguarda la sicurezza e l’efficacia del prodotto commerciale”.