La variante Xe è già in Italia? Aumentano ancora i contagi da Covid nel nostro Paese, gli esperti avvisano: “La dose booster è fondamentale per proteggersi”. Il virologo Bassetti: “Finché c’è virus c’è variante”.
Una nuova sottovariante di omicron è stata rilevata nel Regno Unito mentre il paese deve affrontare una rinnovata ondata di ricoveri per Covid-19. Si tratta della variante Xe, che – come viene riportato dai media nazionali – è stata finora rilevata in 637 pazienti, secondo le ultime statistiche dell’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito. Al momento, però, non vi sono prove sufficienti per trarre eventuali conclusioni sulla sua trasmissibilità o sulla sua gravità.
Viene spiegato, tuttavia, che la nuova variante Xe contiene una sorta di “mix” del ceppo omicron BA.1 (in precedenza altamente infettivo ed emerso alla fine del 2021) e della nuova variante “stealth” BA.2, quella attualmente dominante. Un mix, questo, che prende il nome di “ricombinante” – dato che può verificarsi quando un individuo viene infettato da due o più varianti contemporaneamente, con conseguente mescolamento del loro materiale genetico all’interno del corpo del paziente.
Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, pare che Xe abbia un tasso di crescita del 10%. E ancora, sebbene si tratti sempre di dati primitivi, le prime stime suggerirebbero che possa essere più trasmissibile rispetto ai ceppi precedenti.
Il primo caso di Xe è stato ufficialmente confermato in Gran Bretagna nella data campione del 19 gennaio di quest’anno, e pare che il nuovo ceppo si sia diffuso tra la popolazione già da diversi mesi. Ma oltre al Regno Unito, la variante è stata ritrovata anche in Thailandia. Salgono dunque le preoccupazioni nel nostro Paese, dato che si sta assistendo a una vera e propria ripresa della circolazione del coronavirus. Sebbene si tratti principalmente di Omicron 2, che rimane estremamente contagiosa, gli esperti sono ora in allerta nel caso in cui venga registrato qualche primo caso di Xe.
“Nessun caso di Xe è giunto alla nostra osservazione, mentre è stato rilevato qualche caso sporadico di Omicron 3, che non riveste al momento alcun tipo di interesse, mentre Omicron 2 sta prendendo nettamente il sopravvento sulla 1″, fa sapere Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia.
Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto farmacologico Mario Negri, al Corriere ha invece spiegato che le preoccupazioni in merito al nuovo ceppo sono dovute al fatto che si tratti di “una variante ricombinante, ovvero che ha unito in sé parti di Omicron BA.1 e di Omicron BA.2”. Inoltre, ha sottolineato l’esperto, “al contrario di altri ceppi ricombinanti, come Xd e Xf (mix tra Delta e Omicron), che non hanno grande diffusione, Xe sta prendendo piede in Inghilterra (dove l’attività di sequenziamento è molto intensa) e ci aspettiamo che possa essere già presente anche in Italia”.
Ad ogni modo, secondo l’infettivologo del Policlinico San Martino Ist di. Genova, Matteo Bassetti, la variante Xe “non sembra essere più aggressiva, più mortale e più patogenetica”. Si tratta di un “mix di Omicron 1 e 2 che si uniscono e si ricombinano, peraltro è un fenomeno”, ha infatti spiegato attraverso un post su Facebbok. In tal senso, allora, il ciclo completo vaccinale, con tanto di dose booster, potrebbe “funzionare nel prevenire forme gravi”. Essendo però più contagiosa, “si diffonderà più velocemente e più rapidamente e potrebbe prendere il sopravvento sulle altre. Dovremo abituarci: finché c’è virus c’è variante”.
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