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Estero

Nuove sanzioni Ue dopo Bucha, raggiungere un accordo di pace con Putin è ancora possibile?

Quanto accaduto a Bucha, sembra aver convinto i leader europei della necessità di punire nuovamente Putin sul piano economico. Il rischio però è che il leader del Cremlino possa reagire in modo imprevedibile. 

Quanto accaduto a Bucha ha indignato tutta la comunità internazionale che non sembra avere dubbi sulla responsabilità diretta della Russia in questo massacro.  Sembra probabile siano state davvero le milizie russe a macchiarsi di un così barbaro crimine contro l’umanità, ma qualche dubbio rimane, soprattutto per il fatto che si tratta di una tragedia che il governo ucraino ha tenuta nascosta per almeno ventiquattro ore.

Ansa

Resta il fatto che adesso la Commissione Europea ha annunciato che verranno proposte delle nuove sanzioni commerciali contro Mosca. Il Ministro degli Esteri Di Maio concorda con questa nuova iniziativa europea, e dal suo profilo Twitter scrive della “necessità di intervenire con nuove sanzioni economiche per fermare il finanziamento all’esercito russo. L’obiettivo comune  deve essere il raggiungimento della pace”.  L’Ue ha forse risentito delle dure accuse lanciate dalla comunità internazionale dal premier ucraino Zelensky che dopo i fatti di Bucha, ha accusato l’intera comunità internazionale, nel suo intervento al Consiglio di Sicurezza Onu, di non aver fatto nulla di concreto per evitare questa tragedia. Nel vecchio continente però il peso di questo scontro economico inizia a farsi sentire, ed è per questo che Austria e Germania hanno subito frenato circa la possibilità di un embargo sul gas russo. 

Perché la Germania si è opposta a un nuovo embargo sul gas russo

D’altronde la situazione per la Germania non è semplice. I tedeschi importano al momento da Mosca circa il 55 per cento del gas complessivo per il fabbisogno interno, e prima di due anni, come ha chiarito di recente il Ministro dell’Economia Robert Habeck, non sarà possibile rendersi indipendenti dalle forniture di Mosca. La Germania però non si tira indietro di fronte a questa guerra, ed è per questo che ha annunciato la decisione di assumere il controllo di Gazprom Germania. Un misura temporanea ma necessaria, sostiene il ministro Habeck, per garantire un’amministrazione “fiduciaria che serve a proteggere la sicurezza pubblica e a mantenere la sicurezza dell’approvvigionamento”. Intanto i toni del Presidente Usa contro Putin contro Putin, continuano a restare molto forti. 

La settimana scorsa il leader russo era stato definito da Biden un macellaio che andava rimosso dal potere. Frasi infelici che gli erano costate una correzione pubblica da parte del sottosegretario Blinken, costretto a specificare che non vi era nessuna intenzione di interferire con la politica russa. In questi giorni però i toni di Biden si sono accesi di nuovo, chiedendo pubblicamente un processo contro i crimini di guerra perpetrati dal Cremlino, e insistendo sulla necessità di nuove sanzioni contro la Russia. Il governo italiano intanto ha preso una decisione che rischia di avere serie conseguenze nei rapporti diplomatici con Mosca. Trenta diplomatici russi sono stati infatti espulsi dal paese con la motivazione ufficiale di non essere persone gradite nella nazione. Una misura che Di Maio ha spiegato di aver concordato con gli altri membri dell’Unione Europea, e che “si è resa necessaria per ragioni legate alla nostra sicurezza nazionale, nel contesto della situazione attuale di crisi conseguente all’ingiustificata aggressione all’Ucraina da parte della Federazione Russa”. 

Nessuno sembra avere più fiducia nel fatto che questo conflitto possa risolversi in tempi brevi

Che questa non sia una guerra lampo, sembra comunque ormai chiaro a tutti gli attori in gioco. Il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Joe Sullivan ha dichiarato in proposito che l’offensiva russa nella nazione potrebbe durare da due mesi in sù, e non si vedono elementi concreti che facciano pensare a una risoluzione del conflitto in tempi brevi. Frasi che oltretutto lasciano chiaramente intendere quanta poca fiducia vi sia in un buon esito dei negoziati. Lo stato maggiore ucraino afferma che i russi  “stanno raggruppando le truppe e concentrando gli sforzi per preparare un’operazione aggressiva nell’est e stabilire il pieno controllo sul territorio delle regioni di Donetsk e Lugansk”. 

E d’altronde è anche normale che Putin non rinunci in nessun caso a perdere il controllo delle repubbliche separatiste, dove in queste ore si stanno concentrando i bombardamenti. 

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