Alcuni specializzandi in ortopedia e traumatologia denunciano metodi poco ortodossi alla scuola di formazione per futuri ortopedici.
Sono già partite le indagini interne per fare luce sulla vicenda.
È scoppiato un caso alla Scuola di ortopedia e traumatologia dell’Università di Salerno. Qui si formano i giovani medici che diventeranno i futuri ortopedici italiani. Una denuncia parla di pratiche poco ortodosse riservate agli specializzandi. Lo riporta il Corriere della sera.
Gli specializzandi sarebbero obbligati a presentarsi alle 6:30 per iniziare la formazione. Ma in caso di ritardo – anche di uno o due minuti – scatterebbe la “punizione”: flessioni e piegamenti sulle braccia Poi ai ritardatari toccherebbe pagare la colazione a tutti i presenti.
A dare sostanza all’accusa ci sarebbero anche un paio di video. La denuncia è stata raccolta dall’Associazione liberi specializzandi (Als) che l’ha subito girata a tutte le istituzioni interessate: università, azienda ospedaliera, assessorato regionale alla salute. Per ora sono partite due indagini interne: una dell’azienda ospedaliera, l’altra dell’università che intanto ha affidato la scuola al direttore del Dipartimento di Medicina, Chirurgia e Odontoiatria in attesa dei risultati dell’indagine.
Fino a ieri la scuola era in mano al professor Nicola Maffulli, 62 anni, un luminare di fama internazionale che si divide tra Salerno e Londra, dove ha una cattedra ad honorem presso la facoltà di Medicina della Queen Mary University. Il suo nome è al quinto posto nella classifica mondiale degli ortopedici. Specializzato anche in medicina sportiva, ha curato campioni del calibro di David Trezeguet e Thierry Henry, oltre che vari altri calciatori della Premier League.
Uno degli specializzandi – che ha voluto rimanere anonimo – confessa al Corriere che il direttore ha imposto alla Scuola di specializzazione un notevole rigore. Sono richiesti giacca, cravatta e puntualità. E per chi arriva anche solo con un paio di minuti di ritardo rispetto all’orario d’entrata delle 6:30 scatta la punizione, ossia le flessioni.
Il giovane medico parla di un ambiente poco sereno, dove alcuni sono trattati male, presi a urla in reparto. «Non è gioco, non è goliardia», spiega al Corriere. E poi un altro specializzando aggiunge: «Fra le punizioni ho visto escludere colleghi dalla sala operatoria per cose che non c’entravano con il lavoro». «Questa non è formazione, è tensione», conclude il futuro ortopedico.
Adesso saranno le indagini a fare luce su questa vicenda dai contorni poco chiari.
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