L’imprenditore svizzero condannato per l’omicidio colposo di Antonio Balestrieri, uno degli operai dell’Eternit di Bagnoli (Napoli), morto perché esposto in modo prolungato all’amianto
La Corte di Assise di Napoli ha emesso una sentenza di condanna a 3 anni e 6 mesi per l’impresario svizzero Stephan Ernest Schmidheiny, per via dell’omicidio colposo di un lavoratore dello stabilimento Eternit di Bagnoli (Napoli).
Il lavoratore, Antonio Balestrieri, è morto per via di un’esposizione prolungata all’amianto. In merito agli altri sette casi su cui era incentrato il processo, i magistrati hanno stabilito l’avvenuta prescrizione. Il 2 marzo 2022, i sostituti procuratori avevano chiesto che il suddetto impresario, 74 anni, fosse condannato a 23 anni e 11 mesi di carcere.
L’uomo è stato condannato per un solo caso su otto, tant’è che si sono scatenate le proteste dei parenti degli altri 7 lavoratori deceduti per via dell’esposizione all’amianto nel suddetto stabilimento. All’esterno dell’aula, diverse persone hanno urlato:”Vergogna, vergogna“. Nello specifico, l’imprenditore ha ricevuto una condanna per l’omicidio colposo di Antonio Balestrieri, assolto per la morte di Franco Evangelista, e per gli altri sei defunti, è scattata la prescrizione.
Dopo la prescrizioni, associazioni di parenti e sindacati, hanno riattivato la mobilitazione per essere risarciti. I decessi registrati tra i lavoratori dell’Eternit di Bagnoli per ragioni legate all’esposizione alle fibre di amianto, dai dati divulgati dall’ente “Maipiuamianto”, sono state dal 1939 a oggigiorno, circa 902.
I casi di malattie verificate sono stati diversi, di cui 134 per cancro ai polmoni, 9 alla laringe, 258 per asbestosi polmonare e 65 mesotelioma. Molti dei suddetti lavoratori sono morti e non hanno raggiunto l’età della pensione.
Una lunga serie di decessi, 2500 a livello nazionale, che per anni hanno coinvolto gli operai di tutti gli stabilimenti del Gruppo, da Bagnoli a Casale Monferrato, ecc.
L’associazione Maipiuamianto auspicava che dopo questo processo si potesse ridare «dignità, giustizia, risarcimento morale e materiale a chi ha sofferto, per gli atti consapevoli compiuti da chi aveva la responsabilità legale di quanto accadeva».
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