Un nuovo studio americano lancia l’allarme sui casi di miocarditi e pericarditi tra i più giovani dopo la vaccinazione contro il Covid.
Un nuovo studio pubblicato dalla rivista scientifica The Journal of Pediatrics si è occupato di analizzare i possibili effetti avversi del vaccino Covid nella popolazione, e in particolar modo nelle fasce più giovani. Si tratta di un lavoro uscito il 25 Marzo del 2022 intitolato “Persistent Cardiac MRI Findings in a Cohort of Adolescents with post COVID-19 mRNA vaccine myopericarditis”.
Una ricerca destinata ad avere un ampio eco in campo internazionale: The Journal of Pediatrics è una rivista molto considerata nel settore della ricerca medica in quanto sottoposta a criteri stringenti di revisione paritaria, che permettono di autenticare la professionalità del lavoro svolto.
Lo studio si è avvalso di pazienti con un’età inferiore a 18 anni, che in un periodo compreso tra Aprile del 2021 e il 7 Gennaio del 2022, si sono presentati al pronto soccorso del Seattle Children’s Hospital lamentando un forte dolore toracico successivo alla vaccinazione. Questi casi indagati dagli studiosi, hanno poi in seguito ricevuto anche l’approvazione del Comitato di Revisione Istituzionale che si occupa di certificare la credibilità. In tutto sono state seguite trentacinque pazienti con un’età media di 15 anni. Il range di età preso in considerazione è tra i 12 e i 17 anni. I partecipanti hanno potuto beneficiare dell’attenta valutazione di un cardiologo pediatrico, e sono stati sottoposti sia a ECG che a ecocardiogramma, oltre che un processo di monitorazione che si è servito di test di telemetria, cardiaco e misurazioni seriali di troponina.
I ricercatori hanno trovato di 15 casi di miocardite e pericardite correlabili alla vaccinazione contro il Covid
I risultati di questo studio sono tutt’altro che rassicuranti per bambini e adolescenti.
In primo luogo perché di 35 casi analizzati, 15 di questi sono stati direttamente correlati dal team di ricerca a una miopericardite causata dal vaccino Pfizer.
Gli studiosi hanno rilevato come la “la miopericardite, è emersa come un importante evento avverso a seguito della vaccinazione contro l’mRNA COVID-19, in particolare negli adolescenti”. I primi sintomi che sembrano svilupparsi, nel momento in cui il sistema immunitario reagisce in modo imprevisto al vaccino, sono quelli di un forte dolore al torace e di un livello di troponina sierica, nei giorni successivi alla vaccinazione, molto oltre il livello di guardia. Le troponine sono delle cellule isoforme del cuore, presenti nel sangue, seppur in quantità molto piccole. Si tratta di proteine che vengono rilasciate nel sangue quando le cellule del muscolo cardiaco subiscono un danno. Si capisce come un elevato livello di troponine circolo ematico di un bambino o di un’adolescente, possano dunque essere un segnale forte di possibili lesioni al muscolo cardiaco. Sui soggetti vaccinati, sono state poi condotte delle risonanze magnetiche che in alcuni casi hanno evidenziato delle anomalie “come edema e aumento tardivo del gadolinio (LGE), soddisfacendo i criteri di Lake Louise per diagnosticare la miocardite in modo non invasivo. Poco si sa sul valore prognostico o sull’evoluzione attesa di queste anomalie della CMR associate alla miopericardite da vaccino mRNA post-COVID-19. In questa serie di casi riportiamo l’evoluzione dell’imaging CMR rispetto alla CMR iniziale, fase acuta, CMR nella nostra coorte di pazienti con miopericardite post vaccino mRNA COVID-19”.
La CMR a cui fanno riferimento gli scienziati, è conosciuta in Italia con l’acronimo di RMC, risonanza magnetica cardiaca. Un test che viene utilizzato in ambito medico per diagnosticare la miocardite acuta, e che di norma viene ripetuto dopo un semestre per valutarne l’andamento. Difficilmente infatti le lesioni causate da miocardite regrediscono. Il Late Gadolinium Enhancement è invece un marker che segnala un danno miocardico irreversibile. Ma unna buona notizia in tal senso esiste, perché, come hanno auto modo di verificare i ricercatori, non sempre si tratta di un marker affidabile. A distanza di sei mesi dalla prima diagnosi, in una percentuale importante di pazienti l’LGE scompare e dunque non sempre parliamo di danni irreversibili. Questo ha portato gli scienziati ad associare il riscontro di LGE ad un’infiammazione acuta piuttosto che a un danno permanente.
“Sebbene i sintomi fossero transitori e la maggior parte dei pazienti sembrava rispondere al trattamento (soley con FANS), abbiamo dimostrato la persistenza di risultati anormali sulla CMR al follow-up nella maggior parte dei pazienti, anche se con un miglioramento dell’estensione della LGE.[…] La CMR è stata utilizzata anche nel follow-up longitudinale di pazienti con miocardite per aiutare la gestione terapeutica, sebbene i protocolli di screening esatti rimangano controversi.[6]].La presenza di LGE è un indicatore di danno cardiaco e fibrosi ed è stata fortemente associata a una prognosi peggiore nei pazienti con miocardite acuta classica”
La conclusione dello studio in ogni caso, non è delle più ottimistiche.
“In una coorte di adolescenti con miopericardite correlata al vaccino mRNA COVID-19, una grande porzione presenta anomalie LGE persistenti, sollevando preoccupazioni per potenziali effetti a lungo termine”[…]
La ricerca ha analizzato un campione troppo ristretti di pazienti, ma esiste un dato statistico su cui riflettere
Certo il campione di pazienti a cui hanno avuto accesso i ricercatori è un po’ troppo ristretto per poter avere una reale comprensione del fenomeno. Vi è però da aggiungere che 15 casi correlati al vaccino non sono pochi, per una malattia che secondo il CDC, fino ai 18 anni di età, provoca la morte dei più giovani soltanto nello 0/0,1 per cento dei casi complessivi di contagio.
Il campione di pazienti vaccinati scelto infatti, è quello che è meno esposto alla letalità del virus. In America proprio per questo, vi è stato un aspro dibattito circa la necessità di vaccinare bambini e adolescenti. Ha fatto scalpore qualche settimana fa un’errore statistico che a onor del vero, Il CDC non ha faticato ad ammettere. Se è vero che il numero di bambini morti per Covid ha avuto un peso nell’approvazione dei vaccini per i più piccoli, è bene però anche sapere che la scorsa settimana il CDC ha comunicato che il 24 per cento totale dei decessi pediatrici da Covid erano falsi, frutto di un errore statistico nel database. Una situazione che forse in America ha creato anche troppo poco scandalo, considerato che la mortalità Covid nei più piccoli, è stata una delle motivazioni principali che hanno portato le autorità sanitarie a una decisione così importante.