Una vicenda senza fine quella di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna. L’annuncio al termine dell’udienza.
All’ANSA lo ha comunicato la sorella di Patrick, Marise. È stato aggiornato al 21 giugno il processo a carico di Patrick Zaki. L’udienza si è svolta stamattina presso il Palazzo di Giustizia di Mansura, in Egitto sul delta del Nilo, a città natale di Patrick.
L’udienza odierna di Patrick Zaki è stata aggiornata al 21 giugno dopo che i suoi legali hanno fatto ricorso ad “un’altra tattica” chiedendo di consentire allo studente di viaggiare all’estero in attesa che venga pronunciata la sentenza su un caso analogo che ha rilevanza ai fini di quello di Patrick: lo ha riferito lo stesso attivista egiziano in dichiarazioni all’ANSA subito dopo la conclusione dell’udienza a Mansura.
“Stanno tentando una nuova tattica per darmi l’opportunità di viaggiare di nuovo”, ha sintetizzato Patrick. “Il team degli avvocati ha iniziato a parlare di una nuova richiesta: vogliamo, per così dire, congelare questo caso”, ha premesso il ricercatore e attivista riferendo che “c’è un altro caso nella stessa situazione”. I legali “fanno il tentativo di ottenere il privilegio di farmi viaggiare (…) fin quando non emettono la sentenza su quest’altro caso”, ha aggiunto senza precisare il tipo di corte. Insomma “aspettiamo la decisione di un’altra corte”, si è limitato a spiegare ancora Patrick. “Questo (mio) caso sarà congelato a lungo e così, forse, avrò la possibilità di viaggiare”, ha ribadito notando che quello di cui si aspetta la sentenza era stato aperto “anni fa”. I suoi legali “vogliono far recepire la decisione di un’altra corte che possa essere applicata al mio” caso, che così potrebbe essere “chiuso direttamente senza bisogna di fare nulla”, ha concluso parlando nei pressi del Palazzo di Giustizia di Mansura.
La Farnesina continui a pensare a Patrick
“Ci rassicurerebbe sapere che in questo momento in cui l’attenzione del mondo è doverosamente concentrata su altro in qualche stanza della Farnesina si continui a pensare a Patrick Zaki e a cercare soluzioni per farlo tornare al più presto in libertà”. Sono le parole di Riccardo Noury portavoce di Amnesty International Italia alla notizia dell’ennesimo rinvio del processo. “Si potrebbe chiamare cronaca di un rinvio annunciato. Questo non va bene, Patrick è bloccato nelle maglie di un sistema giudiziario che prima lo ha tenuto per 22 mesi in attesa del processo e ora lo sta trattenendo dentro un processo che non si sa quando finirà”.