Il tribunale ha deciso di affidare la bambina al padre. Per i magistrati la donna «non avrebbe più il pieno controllo delle attività genitoriali»
Una donna di Bari ha perso l’affido condiviso di sua figlia perché, secondo i magistrati, non sarebbe adatta a prendersene cura per svariate ragioni. Tra queste, quella che la bimba sarebbe divenuta obesa per aver mangiato troppi panini in un fast food in cui la madre l’accompagnava, «esponendola a gravi rischi per la salute».
La donna non sarebbe risultata idonea nel seguire la bambina, anche perché la piccola ha preso brutti voti a scuola, come riporta Il Messaggero. Secondo il tribunale di Bari, la madre della bimba non avrebbe neanche più «il pieno controllo delle attività genitoriali» e per recuperarle ha bisogno di «un percorso di supporto psicologico». Con queste motivazioni, il giudice le ha tolto la figlia, affidandola a suo padre.
Il magistrato ha anche ordinato la «decadenza dalla potestà genitoriale» per la donna e ha allontanato madre e figlia «fino al pieno recupero da parte della donna delle capacità genitoriali attraverso un percorso di supporto psicologico». La vicenda viene da una battaglia legale per un divorzio che si protrae da ormai tre anni.
L’uomo, appellandosi al tribunale, aveva denunciato di poter stare con la figlia soltanto pochi minuti «e solo grazie alle maestre della bambina prima di lasciare la scuola, a causa dell’ostruzione persistente ed evidente della moglie». Il tribunale barese ha eseguito delle verifiche e ha accertato che dapprima la bambina aveva «un genuino impulso emotivo ed eccitazione nell’incontrare il padre». In seguito, da quanto ha accertato il magistrato, «ha cambiato radicalmente atteggiamento, impegnandosi in comportamenti contrari ingiustificati nei confronti del genitore e degli stessi operatori dei servizi, utilizzando la lingua adulta non adatta alla sua età, per i suggerimenti della madre».
Il magistrato ha ritenuto che la madre della piccola non sia mai «intervenuta in modo assertivo, sincero e collaborativo per il bene della figlia, trascurando di mettere al centro delle sue azioni il suo benessere , come richiesto dai servizi sociali per gestire gli incontri con il padre».