L’ultimo decreto firmato dal presidente della Federazione Russa Vladimir Putin obbliga la banca di stato del Cremlino, la Gazprombank, a convertire in rubli qualsiasi pagamento ricevuto per l’acquisto del gas da parte dei paesi inseriti nella lista degli “ostili”, vale a dire tutti gli stati occidentali. Un provvedimento che arriva dopo giorni di scontro tra Putin e l’Europa, dopo che lo stesso presidente russo aveva annunciato che avrebbe obbligato i paesi “ostili” a pagare in rubli le forniture di gas.
Una minaccia che, se attuata, avrebbe violato i termini contrattuali in cui è previsto il pagamento in euro o in dollari, e che per questo è stata rifiutata nettamente da Bruxelles. La misura firmata da Putin giovedì pomeriggio intende dunque aggirare i contratti, in modo da salvare la faccia del presidente russo senza che cambi quasi nulla sul piano concreto.
Dal primo aprile infatti i paesi occidentali dovrebbero aprire due conti speciali presso la banca russa: uno in valuta straniera, l’altro in rubli. Il paese compratore acquisterebbe il gas in valuta straniera, i soldi verrebbero poi spostati dalla Gazprombank sul secondo conto in rubli, e una volta convertiti la banca verserebbe il pagamento sul proprio conto. Così gli acquisti risulterebbero in rubli, nonostante ai paesi compratori cambi poco in termini pratici.
Al momento non è ancora chiaro se la misura verrà accettata dall’Europa, e soprattutto se rispetta i termini contrattuali. In ogni caso, il decreto di Putin cambierebbe poco anche nell’economia russa: attualmente la Gazprombank è già obbligata a convertire in rubli l’80 per cento delle entrate in euro o in dollari, la nuova legge aggiungerebbe solo un 20 per cento, troppo poco per avere effetti significativi sull’economia.