Delitto Carol Maltesi, lo sfogo del padre: «Per mesi l’assassino mi ha scritto fingendosi mia figlia»

Parla il padre della 26enne uccisa e smembrata nel Milanese. A lungo l’uccisore della figlia gli ha scritto su WhatsApp, facendogli anche gli auguri di compleanno.

Ma la giovane era già morta da tempo. E ora il padre ricorda di aver notato delle stranezze in quei messaggi che riceveva.

Nuovi dettagli sulla morte di Carol Maltesi, l’attrice hard fatta a pezzi e buttata in una scarpata in Valcamonica. Il suo assassino, il 43enne David Fontana, ha confessato di averla presa a martellate dopo che l’aveva legata al letto e incappucciata per girare un video a luci rosse. E, in ultimo, di averla finita tagliandole la gola. È stato «un atto di pietà», ha detto. «Vedevo che stava soffrendo e ho concluso le sue pene tagliandole la gola». Lo riporta Bresciatoday.

A fornire ulteriori dettagli su un delitto così efferato – malgrado si voglia fasciare con le vesti della pietà – è stato Fabio Maltesi, il padre della donna brutalmente uccisa. Al Corriere della Sera l’uomo, comprensibilmente sconvolto, racconta di come per mesi il carnefice della figlia gli abbia scritto fingendo di essere Carol. Il tutto per guadagnare tempo prezioso e sviare ogni sospetto.

Il padre: l’assassino mi ha fatto gli auguri di compleanno fingendo di essere Carol

Carol Maltesi assieme al padre Fabio – Meteoweek

«Credevo che lei stesse bene invece l’aveva già ammazzata, in questi mesi c’è stato uno scambio di messaggi, anche per il mio compleanno», si sfoga l’uomo che non esista a definire «diabolico» l’uccisore. «Non posso non piangere, non sono riuscito a chiudere occhio, vorrei solo che non fosse vero», aggiunge il signor Maltesi mentre gli investigatori cercano di recuperare il filmato girato da Fontana e poi sparito dalla memoria del telefono. È infatti possibile, se non probabile, che il 43enne abbia ripreso tutta la scena del delitto.

Il padre racconta di aver più volte cercato di chiamare la figlia, ma di aver sempre trovato spento il suo cellulare, provando allora a contattarla su WhatsApp. Dove effettivamente riceveva risposta. Ma non era Carol, bensì il suo assassino a rispondere. «Ci siamo sentiti per il compleanno – racconta Maltesi –, o meglio io avrei voluto sentirla perché gli auguri ce li facevamo sempre a voce, ma ho trovato spento così ci siamo scritti, o meglio mi sono scritto con il suo assassino».

Col senno di poi, l’uomo dice di aver notato «qualcosa di strano». Ad esempio nelle ultime settimane quella che credeva essere Carol rispondeva ai suoi messaggi solo uno o due giorni dopo. A un certo punto il padre si è poi accorto che spesso i messaggi ricevuti non erano altro che copia-incolla dei precedenti. E quando le ha chiesto il motivo, «lei, anzi il suo assassino, mi ha risposto di essere a Dubai. Invece era già in cielo», conclude Maltesi.

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