La Procura di Bergamo accusa: avrebbe intascato una mazzetta dalla Maxwork, società di lavoro iterinale fallita sette anni fa.
Oltre all’ex ministro dello sviluppo economico nel quarto governo Berlusconi coinvolti nell’indagine anche l’ex eurodeputato Stefano Maullu e il fratello.
Il senatore Paolo Romani è indagato a Bergamo per corruzione. Lo rende noto un articolo di ‘Repubblica’. Il nome di Romani, per 25 anni in Forza Italia e adesso in «Cambiamo!» di Giovanni Toti, è collegato alla vicenda giudiziaria della Maxwork, la società di lavoro interinale di Bergamo fallita nel 2015 e a lungo legata all’imprenditore Giovanni Cottone, ex marito di Valeria Marini. Il nominativo del politico è apparso in un’indagine del pm Paolo Mandurino.
Insieme a Romani, sempre stando a quanto riporta ‘Repubblica’, sarebbero indagati per corruzione – e perquisiti stamattina – anche il fondatore dell’azienda Massimiliano Cavaliere, il commercialista Placido Sapia e l’ex responsabile amministrativa Giuliana Mila Tassari. Sotto inchiesta anche Stefano Maullu, ex europarlamentare di Fratelli d’Italia, e il fratello Antonio Sandro, tutti e due accusati di aver fornito false comunicazioni al pubblico ministero.
Consegnata una mazzetta da 12 mila euro, dice la Procura
La Procura di Bergamo ipotizza il reato di corruzione: i tre manager, nel gennaio 2015, avrebbero fatto avere 12 mila euro in contanti a Romani, “come corrispettivo di un atto contrario ai doveri del suo ufficio”. La mazzetta, consegnata in un plico chiuso, sarebbe stata materialmente ritirata da Antonio Sandro Maullu su incarico del fratello Stefano. A provarlo, afferma sempre ‘Repubblica’, ci sarebbe una intercettazione ambientale, con un audio che attesta il ritiro della tangente da parte dei due fratelli.
I fratelli Maullu avevano però detto alla Procura bergamasca di non aver mai messo piede negli uffici della Maxwork per ritirare un plico con la mazzetta per il senatore Romani. E ora rischiano per aver reso una falsa dichiarazione. Mentre l’avvocato di Romani, Daniele Giovanni Benedini, ha commentato così la notizia: “Siamo stupiti di questa indagine, non si capisce quale sia l’atto contrario ai doveri d’ufficio. Cercheremo di capire nei prossimi giorni cosa ci viene contestato”.